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Martina salva una donna dal suicidio: ”Ci siamo abbracciate e abbiamo pianto insieme”

Carabiniere salva madre di tre figli 

Un Carabiniere donna ha salvato una madre di tre figli che stava per suicidarsi gettandosi da un ponte tibetano: il suo racconto.

Il giovane Carabiniere Martina Pigliapoco ha salvato una madre di tre figli che voleva lanciarsi nel vuoto dal ponte tibetano di Perarolo, in provincia di Belluno, nei pressi di Cortina d’Ampezzo.

Carabiniere salva madre di tre figli

I fatti hanno avuto luogo intorno alle 8 di lunedì 4 ottobre 2021. Alcuni passanti hanno notato la donna seduta con le gambe a penzoloni sul ponte intenta a gettarsi nel vuoto e hanno subito allertato le forze dell’ordine. In breve tempo si sono precipitato sul posto i militari di Cortina d’Ampezzo tra cui Martina, specializzata proprio in questo tipo di interventi.

Dopo essersi avvicinata alla madre per dissuaderla dal tragico gesto, ha intrattenuto un dialogo con lei in cui è emerso che le ragioni del tentato suicidio erano dovute a problemi economici e alla paura di non riuscire a pagare le spese necessarie per l’istruzione e le esigenze delle tre figlie. Mostratasi tesa, agitata e nervosa, ha più volte urlato ai Carabinieri di allontanarsi ma la giovane ha deciso di sedersi sul ponte per tranquillizzarla.

Hanno così iniziato a chiacchierare dei figli, dell’importanza del ruolo della madre e del vuoto che avrebbe lasciato nella sua famiglia se si fosse gettata nel vuoto. Parole che hanno spinto la signora a rinunciare a quella decisione, ad abbracciare il Carabiniere e a ringraziarla per averle salvato la vita.

Carabiniere salva madre di tre figli: “Un’emozione immensa”

Intervistata da Fanpage.it, Martina Pigliapoco ha raccontato il difficile salvataggio parlando di emozione immensa e grande soddisfazione per aver salvato una persona in un momento così difficile. Ripercorrendo quei momenti, ha spiegato che la donna continuava a ripeterle di non avvicinarsi. “Ho avuto l’impressione che se fossi rimasta in piedi, avrebbe pensato che da un momento all’altro potessi lanciarmi su di lei. Così ho deciso di sedermi e le ho fatto capire che ero lì per lei, ma rispettavo la sua volontà“, ha aggiunto.

Da quel momento sono trascorse circa tre ore e mezza sul filo del rasoio, in cui la donna ha cercato di instaurare una conversazione produttiva e di aprire un argomento con cui capire quale fosse il suo problema. Dopo un dialogo liberatorio, “ci siamo abbracciate forte e siamo scoppiate a piangere insieme“.