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Che cos’è georeferenziazione catastale

Che cos’è georeferenziazione catastale

Sapete che quando indichiamo la nostra posizione tramite Google Maps stiamo facendo una georeferenziazione? Andiamo a vedere cos'è Avete mai mandato la vostra posizione a qualcuno attraverso Google Maps? È una delle funzioni più interessanti: non devi più stare a spiegare dove ti trovi, lo fa...

Sapete che quando indichiamo la nostra posizione tramite Google Maps stiamo facendo una georeferenziazione? Andiamo a vedere cos’è

Avete mai mandato la vostra posizione a qualcuno attraverso Google Maps? È una delle funzioni più interessanti: non devi più stare a spiegare dove ti trovi, lo farà la condivisione per te, portando la persona a cui hai mandato la tua posizione esattamente da te. Ebbene, forse non lo sapete, ma nel fare questo state facendo una georeferenziazione, ovvero, spiegando il termine tecnico, state mostrando dove vi trovate, attribuendo un dato di un’informazione relativa ad una dislocazione geografica.

La georeferenziazione infatti è l’attribuzione di coordinate geografiche a una serie di dati e può essere usata praticamente per tutto, pixel componenti un’immagine raster, elementi vettoriali (per esempio punti), linee o poligoni e anche annotazioni. Quindi può servire, in particolar modo, per mappe catastali, procedendo quindi a una georeferenziazione catastale. La disponibilità delle Mappe di Impianto (documenti probanti di natura cartografica, cioè adottati come misura legale per le riconfinazioni) sotto forma di file Raster, non solo evita i disagi della consultazione presso l’Agenzia del Territorio, ma permette a seguito della loro georeferenziazione di “renderle un mosaico” ottenendone dei continui territoriali omogenei (utile per attività di riconfinamento, aggiornamento cartografico, realizzazione di cartografia numerica ecc..); utilizzarle in sistemi CAD e GIS in sovrapposizione ad altre cartografie tecniche o ortofoto (a seguito della conversione di coordinate dal Sistema Cassini Soldner al Gauss Boaga / UTM ecc..); mantenere sotto forma informatica la preziosa informazione storica in esse contenuta.

Ma cosa vuol dire georeferenziare un’immagine raster? Vuol dire dare alla Mappa di Impianto (che abbiamo definito prima) un sistema geometrico o geografico di riferimento scegliendo di usare software che non solo consentono il corretto posizionamento della carta ma anche la correzione delle deformazioni che si potevano riscontrare sui supporti originari. Queste procedure sono chiamate in gergo tecnico “trasformazione a Foglio di Gomma”. Dopo che la carta sarà stata georiferita, sarà possibile, posizionando il puntatore del mouse, conoscere le coordinatedel punto scelto nel Sistema di Coordinate nel quale la Mappa è inserita, quindi rispetto al Centro di Emanazione. Tutti i fogli di mappa, contigui l’uno con l’altro, vengono messi in relazione creando la continuità territoriale.

Il processo di georeferenziazione con strumenti software appositi di da in questo modo: innanzitutto si inaseriscono punti di controllo (GCP = ground control point) riconoscibili sulle nostre mappe in formato raster, in un numero tale da avere il miglior risultato possibile basato ovviamente sui fini topografici della carta. Questi GCP vanno posizionati laddove si incontrano i punti della griglia parametrica. E’ di fondamentale importanza che i punti siano distribuiti in maniera omogenea sulla mappa, quell’antipatico fenomeno definito come “della bandiera al vento”.

Ma come funziona la georeferenziazione? Prendiamo le parole dell’Agenzia del Territorio, direttiva del del 27/05/2008: “Per la georeferenziazione partendo dalle mappe originali di Impianto, presenti nel sistema catastale d’origine, saranno applicate le procedure seguite dall’Amministrazione catastale per la georeferenziazione delle mappe ordinarie. Tali procedure prevedono che si individuino 9 crocicchi/mappa e si esegua una rototraslazione a 4 parametri basandosi su solo fattore di scala. (…) I punti di controllo devono coincidere con i crocicchi dei parametri ed essere omogeneamente distribuiti sulla mappa e, ove possibile, lungo la sua cornice o in corrispondenza degli spigoli. L’orientamento deve poter far adattare i punti di controllo sulle coordinate riferite al terreno desunte dalla mappa e legate ai parametri scelti. (…)”