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Chi ha tempo non perda tempo

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L’emergenza è soprattutto nell’economia reale. Senza risposte immediate, l’Italia rischia di affondare più veloce dei barconi.

La forza di un Paese è la credibilità del suo governo. Ma nel caso dell’Italia, dove la fragilità dei governi ha sempre tolto slancio al Paese, sono imprese e famiglie a dare forza al sistema: e per far ripartire l’Italia, nessuno può essere lasciato indietro.

La crisi delle imprese e del lavoro sono emergenze su cui si gioca non solo la credibilità della nuova maggioranza di governo, ma il futuro dell’intero Paese: senza risposte immediate, l’Italia rischia di affondare più veloce dei barconi.

Gli impegni che attendono il governo sono enormi, e vanno ben oltre i dossier industriali più controversi e mai risolti come il futuro di Alitalia o il controllo di Telecom Italia: in campo finanziario, per esempio, il caso Montepaschi pesa ancora come un macigno sul Tesoro.

Ma, in realtà, l’emergenza è soprattutto nell’economia reale: al ministero dello Sviluppo economico sono attualmente aperti 73 tavoli di crisi, per complessivi 95mila lavoratori. Di questi, 27 sono di monitoraggio, deputati cioè a verificare il buon esito dei percorsi di reindustrializzazione e rilancio (tra i più significativi, quelli di Bosch, Caterpillar, Corneliani, Elica, Natuzzi e Sicamb), mentre gli altri 46 sono vertenze del tutto incerte, che potrebbero risolversi in nuove prospettive di sviluppo oppure in drammatiche chiusure e licenziamenti collettivi. Queste 73 vertenze riguardano le società con più di 250 dipendenti: sotto quella soglia le difficoltà delle singole imprese vengono affrontate a livello territoriale o regionale.

In altre parole, la sfida della ripresa passa attraverso un universo di medie e piccole aziende alle prese oggi anche con la rapida impennata della bolletta energetica, i cui numeri sono impossibili da calcolare con esattezza. E, insieme agli imprenditori, ci sono centinaia di migliaia di lavoratori che temono di non poter assicurare un futuro a sé e alle proprie famiglie. È un’Italia di cui tutti, non solo il governo, dovremmo interessarci molto, molto di più.