È entrato nella fase decisiva il processo per violenza sessuale di gruppo che vede imputati Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle, e tre suoi amici: Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia. I fatti risalgono all’estate del 2019, durante una vacanza nella villa in Costa Smeralda in uso alla famiglia Grillo. Secondo l’accusa, i quattro avrebbero abusato di una ragazza italo-norvegese.
Dopo giorni di requisitoria, la Procura ha formulato la richiesta di condanna.
Ciro Grillo si dichiara innocente e annuncia la paternità durante il processo
Durante l’udienza di ieri, Ciro Grillo ha rilasciato dichiarazioni spontanee, nelle quali ha ribadito la propria innocenza e ha comunicato che diventerà padre a dicembre. Ha spiegato di essersi avvicinato allo studio del diritto in seguito all’interrogatorio sostenuto a Tempio Pausania, e di aver conseguito la laurea in giurisprudenza con il massimo dei voti. Attualmente, ha aggiunto, svolge la pratica forense presso uno studio legale a Genova.
Il procedimento giudiziario, iniziato a porte chiuse nel novembre del 2021, ha visto la presunta vittima rispondere a quasi 1.500 domande in aula, oltre alle circa 2.000 formulate durante le indagini, avviate dopo la denuncia sporta ai carabinieri di Milano al ritorno dalla Sardegna. Nel marzo 2024 è stato ascoltato anche il padre della ragazza, che ha descritto un forte cambiamento nel comportamento della figlia, evidenziando una tendenza all’isolamento e frequenti episodi di ansia e attacchi di panico.
Ciro Grillo e tre amici sotto processo, in lacrime in aula: la richiesta di condanna
Il procuratore capo di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, ha richiesto una condanna a nove anni di reclusione per Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia, imputati per violenza sessuale di gruppo. La richiesta include il riconoscimento delle attenuanti generiche legate alla giovane età degli imputati, oltre alle pene accessorie: confisca preventiva dei beni e risarcimento per le vittime.
I fatti contestati risalgono a luglio 2019 e riguardano presunti abusi su una studentessa italo-norvegese e su una sua amica, durante un soggiorno nella villa in Costa Smeralda utilizzata dalla famiglia Grillo.
“Non è stato un processo facile, ci siamo impegnati senza farci travolgere dalle emozioni. Questi ragazzi e ragazze sono stati coinvolti in una vicenda più grande di loro per la quale hanno sofferto e stanno soffrendo”, ha sottolineato Capasso.
Due i capi d’imputazione formulati dall’accusa. Il primo, più articolato, comprende tre momenti distinti: inizialmente, un tentativo respinto da parte di Francesco Corsiglia; poi un rapporto sessuale tra lo stesso Corsiglia e la giovane, con la partecipazione attiva e passiva degli altri tre; infine un terzo episodio di gruppo, documentato da alcuni video in cui, secondo il pm, Corsiglia sarebbe non solo presente ma anche autore delle riprese. Il secondo capo d’accusa fa invece riferimento a foto scattate mentre l’altra ragazza dormiva, e coinvolge Grillo, Capitta e Lauria.
Dopo otto ore complessive di requisitoria, suddivise in due giornate, la parola passa ora ai legali delle parti civili.