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Crisanti: "Aprire tutto è stato un rischio inutile, le Regioni non cercano più il virus"

Crisanti rischio inutile

Un rischio inutile e non ragionato o calcolato: così Andrea Crisanti ha definito l'apertura di tutte le attività e il via libera alle zone bianche.

Secondo Crisanti riaprendo tutto l’Italia ha corso un rischio inutile: se infatti da un lato le vaccinazioni stanno funzionando, dall’altro non sapremo mai quanti morti in meno ci sarebbero stati in queste settimane.

Crisanti: “Rischio inutile riaprire tutto”

Intervistato da La Stampa, l’esperto ha affermato che dopo 126 mila morti legati all’infezione non esiste il rischio calcolato o ragionato, come lo definì Draghi nell’annunciare le riaperture del 26 aprile, ma un rischio inutile. Di qui il suo esempio: “Se vado in ospedale per un problema vitale e il medico mi propone due strade, un trattamento sicuro per cui bisogna aspettare qualche settimana e uno mai sperimentato ma vantaggioso per motivi economici, scelgo il primo“.

Il microbiologo dell’Università di Padova ha aggiunto che la campagna di vaccinazione sta procedendo grazie all’accelerazione delle ultime settimane, ma riaprendo subito tutte le attività e dando il via libera alle zone bianche non potremo mai sapere il numero di morti in meno che ci sono stati grazie agli antidoti: “E per me, come scienziato, è ciò che conta“.

Crisanti, rischio inutile: “Serve cautela”

Quanto al calo del numero di morti, che secondo Sileri sarà ancora più sensibile nel giro di due o tre settimane, Crisanti lo ha definito “una grande vittoria della campagna vaccinale e la ripetizione di quello che è accaduto in altri paesi, dall’Inghilterra a Israele“. E’ però ancora necessario a sua detta continuare a procedere con cautela e prudenza per evitare un nuovo aumento della curva.

Crisanti, rischio inutile: “Contagi sottostimati”

Secondo l’esperto c’è inoltre un’evidente sottostima dei contagi. Nell’ultima settimana di maggio abbiamo avuto una media di 150 morti al giorno per poco meno di 5 mila casi: a sua detta, se anche i decessi si riferissero a contagiati di venti giorni prima, i conti non tornerebbero. Questo perché, secondo la sua opinione, le regioni non cercano più il virus come prima per sperare di entrare nella zona con meno restrizioni: “Nel momento in cui si rimuovono le misure di sicurezza bisognerebbe aumentare tamponi e tracciamento, e invece succede il contrario“. Fortunatamente, ha concluso, la vaccinazione sta facendo da scudo. Ma se finisse l’immunità o arrivasse la variante sbagliata, a sua detta torneremmo nei guai anche perché metà degli italiani deve ancora ricevere laprima dose.