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Torino: protesta No Tav, in 70mila contro la Torino-Lione

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L'appello è rivolto al M5S: "Chiediamo che tutti questo abbia fine". Presenti al corteo molti sindaci tra cui quello di Susa e il vice di Napoli.

Protesta No Tav a Torino. Tra le 70 mila persone presenti, molti sindaci tra cui il primo cittadino di Susa e il vice di Napoli. “C’eravamo, ci siamo, ci saremo! Ora e sempre No Tav” è l’appello dei manifestanti che si rivolgono al Movimento 5 stelle chiedendo di porre fine a tutto questo.

Protesta: “Ora e sempre No Tav”

In 70 mila contro la Torino-Lione. E’ la protesta No Tav che si è tenuta nel giorno dell’Immacolata a Torino e che, dopo aver attraversato le vie della città, ha fatto i conti finali in Piazza Castello. Lo striscione “C’eravamo, ci siamo, ci saremo! Ora e sempre No Tav” ha aperto un lunghissimo corteo con una folta delegazione di sindaci in fascia tricolore. Ma a sostenere i rivali dei treni ad alta velocità c’erano tante donne, studenti e i rappresentanti di numerosi comitati contro le grandi opere, oltre che alcuni amministratori francesi. “Chiediamo che tutto questo abbia fine, lo chiediamo con forza al M5s perché l’avevano scritto nel loro programma”, è l’appello lanciato dal palco della manifestazione da Alberto Perino, leader storico del Movimento che si oppone alla ferrovia ad alta velocità Torino-Lione. “Ci rendiamo conto – ha detto – che non sono soli al governo ma gli chiediamo di resistere e portare a casa quello che hanno promesso. Non accettiamo nessun tunnel”. Poi ha preso la parola il sindaco di Susa, Sandro Plano, anche lui da sempre contrario alla Tav: “Al primo ministro anche noi chiediamo di ascoltare le nostre ragioni”.

Il sostegno del vicesindaco di Napoli

Non solo torinesi contro la grande opera che dovrebbe unire Italia e Francia. Da Napoli è arrivato nel capoluogo piemontese il vicesindaco Enrico Panini. “Siamo qui perché condividiamo le preoccupazioni e le posizioni dei sindaci della valle e dei cittadini: è un’opera devastante e inutile”, ha spiegato, sottolineando che la costruzione in questione favorirà soltanto la corruzione e la malavita organizzata. Infine Panini conclude con un pensiero che risulta sempre più urgente dopo la tragedia del ponte Morandi di Genova: “Non c’è bisogno di grandi opere ma che quelle che ci sono vengano messe in sicurezza”.