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Rovigo, cade dalle scale: muore per salvare il nipote

ambulanza

E' scivolata, avrebbe potuto salvarsi mettendo a terra le mani, ma Giannina Tin ha scelto di stringere di più il nipotino salvandolo.

Giannina Tin è morta a seguito di un trauma cranico. Stava scendendo le scale di casa con il nipotino in braccio, è scivolata battendo violentemente la testa. Appoggiando le mani a terra avrebbe potuto salvarsi, ma ha scelto di stringere ancora più forte il nipotino per salvarlo. Era una donna che pensava prima agli altri e poi a se stessa.

Muore per proteggere il nipotino

Giannina Tin, 60 anni, è morta per proteggere il nipotino Edoardo di soli 18 mesi. Stava scendendo le scale della sua casa a Santa Maria Maddalena, una frazione di Occhiobello, in provincia di Rovigo, con il nipote in braccio quando, perdendo l’equilibrio, è caduta e ha battuto violentemente la testa. Avrebbe potuto salvarsi, appoggiando a terra le mani per attutire il colpo, ma Giannina “pensava prima agli altri e poi a se stessa” e ha usato le sue calde mani per stringere e salvare il nipote. E’ stato il marito ha trovare la donna e chiamare i soccorsi. Il personale del 118 ha tentato disperatamente di rianimare la donna e una volta stabilizzata è stata portata all’ospedale di Rovigo. Lì è rimasta in terapia intensiva per dieci giorni, dopodiché il filo di speranza si è spezzato: le condizioni di Giannina si sono aggravate e il suo cuore ha smesso di battere. La donna aveva svegliato Edoardo al primo piano e stava scendendo al pian terreno.

Il ricordo nel giorno del funerale

Questa brutta storia è stata tenuta nascosta dalla famiglia e raccontata solo durante il funerale celebrato da don Nicola Albertin alla vigilia di Natale. “In questi giorni è sempre importante ricordare anche chi non è più tra noi, ognuno di loro potrebbe essere una statuina del presepe, tra queste ne mancava un’altra, quella di Giannina, ovvero, l’angelo, un angelo custode che veglierà sul nipote e a cui lei ha voluto bene”, ha voluto sottolineare il prete durante l’omelia. “Era una madre attenta, premurosa e con una grande carica positiva, una persona buona e disponibile con tutti”, racconta il figlio Enrico. Giannina era originaria di Villa Bartolmea, nel veronese, ma si era trasferita a Rovigo per seguire il suo futuro marito. Faceva la casalinga e amava confezionare maglioni per tutta la famiglia. “Una donna che si è spesa per il prossimo, era una persona che si metteva a disposizione di tutti, pensava prima agli altri e poi a se stessa“, conclude don Nicola.