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Genzano, la madre della bimba picchiata "Era tutto perfetto"

Madre bimba picchiata a Genzano

La madre della bimba picchiata dal patrigno a Genzano: "Non lo perdono, deve restare in carcere. Non avevo capito che tipo di persona fosse".

La madre della bimba di Genzano, brutalmente picchiata dal patrigno, è tornata a parlare con i giornalisti, dopo essere comparsa davanti alle telecamere di Pomeriggio Cinque. Secondo quanto si apprende da Fanpage, la donna si è affacciata alla finestra dell’abitazione che condivideva con le figlie e con Federico Zeoli. “Io una persona così non la perdonerei mai“, ha esordito riferendosi al compagno. “Perché ha toccato la mia bambina. È mia figlia, sangue mio. Le persone così non vanno perdonate, devono marcire dove stanno. È da rinchiudere, deve soffrire giorno dopo giorno come ora sta soffrendo mia figlia. Perché se lo ammazzano subito non soffre, non va bene”.

Genzano, la ricostruzione dell’accaduto

La donna ha poi ripercorso quanto accaduto in quella tragica notte del 13 febbraio. “Sono uscita di casa alle sette. Alle otto [Federico, ndr] mi ha chiamato dicendo che dovevo correre a casa perché c’era da portare la bambina in pronto soccorso“. Davanti alla perplessità della madre, il patrigno ha risposto che “la bambina dormiva, la vedevo che si muoveva. L’ho presa in braccio e le ho dato un bicchiere d’acqua. Poi ha vomitato, ha girato gli occhi ed è svenuta”. Quelle sono state “le ultime parole che mi ha detto”, ha raccontato la madre.

La corsa in ospedale

La donna è immediatamente corsa a casa. “Quando sono arrivata c’era Federico con la bambina in braccio sulla porta, era priva di sensi. Aveva il viso livido, verde. Gli ho chiesto perché avesse un livido verde in faccia, che cosa era successo. Lì mi sono cominciati a venire i dubbi, però non potevo pensare a lui…”. Quando sono arrivati al pronto soccorso dei Castelli Romani “la bambina era in fin di vita. Arrivati là in codice rosso gli ho detto la versione che mi aveva raccontato perché io non c’ero a casa. L’hanno spogliata e abbiamo visto che aveva morsi e lividi su tutto il corpicino”.

“Con lui era tutto perfetto”

Una tragedia che la donna non riesce ancora a spiegarsi. Ai giornalisti ha raccontato che “era tutto perfetto con lui. Non mi ha dato modo di capire che persona era. Adesso ho capito che è un assassino, una persona che non è degna di vivere. Forse è un malato mentale, perché una persona normale se sente una bambina piangere non la ammazza di botte. Ora non posso più vedere le mie bambine“, affidate ai servizi sociali. “Non mi danno neanche le informazioni, non mi dicono niente. Sui giornali hanno anche scritto che io ero una complice, ma non è così. Ho combattuto per averle, per mantenerle e combatto tuttora per loro anche se io sono qua da solo e loro non sono con me”.