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Tom Ballard, padre rompe il silenzio: "Sua mamma sarebbe orgogliosa"

Tom Ballard

"La mamma sarebbe orgogliosa di quanto lui ha raggiunto". Questo il ricordo del padre di Tom Ballard, figlio della prima donna a scalare l'Everest

Tom Ballard è il figlio della più grande scalatrice britannica. “Ero incinta, non malata”. Così rispondeva Alison Hargreaves a chi la criticava per aver salito in solitaria la Nord dell’Eiger quand’era incinta di 6 mesi di Tom Ballard. L’alpinista inglese è ricordata come una delle figure più eccezionali degli anni Ottanta. Compì, da sola, salite che fino ad allora erano incredibili anche per gli uomini. Suo un prestigioso primato: fu lei la prima donna a scalare l’Everest senza ossigeno e senza compagni al suo fianco. Tentò di fare lo stesso sul K2, ma morì in discesa, a soli 33 anni, portata via da una violenta bufera che uccise sette alpinisti, scatenando una furiosa polemica. Era il 1995 e Tom aveva solo 6 anni.

Intrepida alpinista e madre affettuosa. E’ questa la descrizione e l’immagine che deriverebbero del marito. All’indomani della morte del figlio, Jim Ballard ha dichiarato che Alison avrebbe guardato suo figlio tentare la scalata “a denti stretti”. Insieme alla sorella, Tom ha voluto seguire le ombre della madre, coltivando la passione per l’alpinismo. Quindi il padre ha aggiunto: “Sarebbe stata orgogliosa di quanto lui ha raggiunto”. Il corpo ibernato di Tom, insieme a quello dell’amico Daniele Nardi, resterà per sempre su quelle vette, diventerà tutt’uno con la montagna, proprio come accadde alla madre ventiquattro anni fa.

Le parole del padre di Tom Ballard

“Mi aggrappo all’idea che Alison amava tanto: è meglio vivere un giorno da leone che mille anni da pecora”, sono le commoventi parole di Jim Ballard, straziato dal dolore dovuto alla perdita del figlio.

Ha confidato che sperava si trattasse solo di un problema tecnico e che tutto si sarebbe risolto per il meglio. “Questa volta era diverso inizialmente. Tutto quello che sapevamo era che il telefono satellitare di Tom e Daniele aveva smesso di funzionare e che avevamo perso i contatti”. Quindi ha proseguito: “Ho parlato con Kate e le ho assicurato che sarebbero stati al sicuro per 7-10 giorni, forse anche di più. Ho detto che avrà avuto freddo e che sicuramente sarebbe stato di cattivo umore come succedeva spesso quando tornava da una missione che non era andata secondo i piani”.

Tuttavia, con il passare del tempo, le speranze di trovarli in vita si sono affievolite ed è arrivato il momento di fare i conti con la dura e tragica realtà dei fatti. Jim Ballard, confida, spera che il figlio non abbia sofferto tanto e che fosse orgoglioso dei suoi successi, ricorda IlMeteo.it.

“L’altra possibilità è che Tom e Daniele siano semplicemente stati colpiti sulla montagna da un’enorme forza della natura, migliaia e migliaia di tonnellate di ghiaccio e neve. Se fosse questo il caso, probabilmente non ne sapevano nulla”, ha concluso. Ma Alex Txikon, 37enne alpinista spagnolo che ha guidato la squadra di soccorritori, sostiene un’altra tesi: Tom e Daniele potrebbero essere letteralmente morti di freddo.

Il team di Daniele Nardi

Il team di Daniele Nardi ha pubblicato un omaggio allo scalatore sulla pagina Facebook ufficiale.

Siamo affranti. Vi informiamo che la ricerca di Daniele e Tom è terminata, una parte di loro resterà per sempre sul Nanga Parbat. La famiglia ricorda Tom come uno scalatore competente e un coraggioso amico di Daniele. I nostri pensieri sono con lui. Daniele rimarrà un marito, un padre, un figlio, un fratello e un amico perso per un sogno che noi abbiamo sempre accettato, rispettato e condiviso”. Quindi concludono con dolore e imemnso affetto: “Ci piace ricordarti come sei veramente: innamorato della vita, avventuroso, scrupoloso, coraggioso, leale, attento ai dettagli e sempre presente nel momento del bisogno”.

La morte di Tom e Daniele

L’ambasciatore italiano in Pakistan, Stefano Pontecorvo, ha confermato la morte di Daniele Nardi e Tom Ballard sul Nanga Parbat, la nona montagna più alta del mondo.

Le ricerche si sono concluse quando un team di soccorritori ha confermato che le sagome individuate a circa 5.900 metri erano i corpi dei due scalatori. La coppia aveva iniziato la scalata il 22 febbraio, raggiungendo il quarto campo base il giorno seguente. Il 24 febbraio è la data dell’ultimo contatto da un’altitudine di circa 6.300 metri.