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Picco di malattie veneree tra i giovani: colpa della disinformazione

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L'aumento dei casi di sifilide, clamidia e Hiv risulta figlio di una generale disinformazione in merito ai temi riguardanti della sessualità.

Gli italiani – specie i più giovani -sono sempre meno consapevoli dei rischi circa le malattie sessualmente trasmissibili. Ciò ha comportato nel corso degli ultimi anni (dal 2010 al 2018) un aumento delle infezioni da malattie veneree, spesso in concomitanza con un generale abbassamento dell’età della cosiddetta prima volta, che oggi può avvenire già a 13-14 anni. Un fenomeno da non sottovalutare, considerando anche come molte persone evitino di rivolgersi a strutture pubbliche.

L’allarme lanciato dagli specialisti

A diffondere queste preoccupanti statistiche è stato il dermatologo e direttore scientifico dell’Istituto Irccs San Gallicano di Roma Aldo Morrone, nel corso del 24° Congresso mondiale di dermatologia in corso a Milano dal 10 al 15 giugno. Come riportato dall’Adnkronos, a preoccupare Morrone è soprattutto l’elevata incidenza che questo tipo di malattie ha nella fascia più giovane della popolazione, figlia purtroppo di una generale ignoranza sul tema della sessualità: “Gli adolescenti sempre di più fanno sesso precocemente, senza un’adeguata consapevolezza e conoscenza del proprio corpo: il 15% già tra i 13 e i 14 anni. L’incremento che si osserva tra questi ragazzi è dovuto anche alla promiscuità, all’utilizzo errato o mancato del preservativo. E, purtroppo, molte ragazze sottovalutano il rischio che le infezioni sessualmente trasmesse possano determinare sterilità o diventare un fattore predisponente allo sviluppo di tumori”.

Proprio riguardo alla scarsa conoscenza della propria sessualità, spesso trattata dalle famiglie come un tabù, Morrone spiega: “Gli adolescenti si lasciano ‘persuadere’ dal web, che sembra offrire occasioni per relazioni sessuali senza alcuna protezione e che possono diffondersi anche attraverso l’uso promiscuo e improprio di giochi e dispositivi come i sex toys, oggi molto in voga. La vergogna a parlare di sesso con i familiari o con i medici è un ulteriore elemento negativo e di rischio. E diventa un paradosso che, proprio mentre si affinano le tecniche diagnostiche per cui oggi è sufficiente una goccia di sangue o un po’ di saliva [per effettuare un test ndr] aumentino i casi di infezioni sessualmente trasmissibili”.

L’aumento di sifilide ed Hiv

Proseguendo il suo intervento, Morrone fornisce inoltre ulteriori dati che evidenziano le preoccupanti conseguenze della mancata informazione circa le malattie sessualmente trasmissibili: “Nel 2016 si è osservato un aumento del 70% circa dei casi di sifilide I-II rispetto al 2015, mentre i casi di infezione da Chlamydia trachomatis sono raddoppiati negli ultimi 7-8 anni. Le giovani donne tra i 15 e i 24 anni presentano la più alta prevalenza di infezione da Chlamydia trachomatis, mentre i condilomi ano-genitali rappresentano l’infezione sessualmente trasmessa più segnalata, con un aumento del 300% negli ultimi 15 anni.

A destare allarme è soprattutto l’aumento dei casi di Hiv: “Anche la percentuale di soggetti Hiv-positivi tra le persone con una Ist confermata e in atto è in continuo incremento negli ultimi 10 anni. Nel 2016 la prevalenza di Hiv tra le persone con una Ist è stata circa 75 volte più alta di quella stimata nella popolazione generale italiana. Questo spiega il rischio di contrarre l’infezione da Hiv quando si viene colpiti da una infezione sessualmente trasmissibile”.