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Botti di Capodanno: morto cucciolo di pastore maremmano

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Diana, cucciolo di pastore maremmano, è morta d'infarto a causa dei botti sparati a capodanno. La triste vicenda è successa a Lecce.

Un cucciolo di pastore maremmano, Diana, è morto d’infarto la notte di Capodanno a causa dei botti sparati per festeggiare l’arrivo del 2020. La triste vicenda è accaduta a Lecce. Diana era da poco arrivata nella sua nuova famiglia ma purtroppo, i continui petardi sparati, l’hanno spaventata a tal punto da ucciderla.

La scena è stata molto toccante. Diana si sarebbe accasciata al suolo davanti ai suoi nuovi padroni, rimasti senza parole alla vista del collasso. Ogni tentativo di salvarla si è rivelato inutile. La padrone della cucciola ha voluto sfogarsi su Facebook. “Vi risparmio i miei sentimenti di questo momento” ha scritto “Ma almeno che la morte della mia Diana serva a qualcosa. Adesso basta. Questa strage incivile deve finire. Questa sordità istituzionale deve finire. È una strage che non danneggia solo gli animali, ma anche persone, neonati, malati di qualsiasi età con patologie neurologiche che impediscono la comprensione di ciò che sta accadendo intorno”.

Il regolamento della polizia locale della città salentina, vietava espressamente l’utilizzo di petardi. Ma evidentemente questa non è una misura sufficiente.

Botti di Capodanno: morto cucciolo

Giuseppe Albanese, presidente dell’associazione Ata pc (Associazione tutela animali e protezione civile) di Lecce, ha voluto commentare la vicenda spiegando come molte persone siano convinte del fatto che le associazioni animaliste che si battono per l’abolizione di questa pratica di festeggiamento, lo facciano per partito preso. Ma non è così e la morte di Diana ne è un esempio.

“A nostro avviso” aggiunge Albanese “non basta fare un’ordinanza per vietare i botti, che già sono vietati perché illegali, ma occorre varare una legge nazionale che abolisca definitivamente questa pratica, perché gli animali hanno il diritto a non morire a causa dei botti di Capodanno”. Per Albanese, vietare non basta, occorrono controlli seri e sanzioni mirate. Per questo la sua Associazione continuerà a battersi con tutte le sue forze affinché questa “usanza” possa essere debellata, appellandosi al diritto alla vita di tutti gli esseri viventi.