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Coronavirus, Galli (Sacco): "Finirà in 2 mesi solo se tutti collaborano"

Coronavirus, parla Massimo Galli

Massimo Galli, dell'ospedale Sacco, ha spiegato che ci vorranno due mesi per uscire dall'emergenza Coronavirus, a patto che tutti collaborino.

Ci varranno due mesi perché l’Italia possa uscire dall’emergenza. A patto però che tutti rispettano le regole imposte dal Governo con il nuovo Dpcm. Questa è, in sintesi, l’ipotesi di Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, in merito al Coronavirus. “Con misure davvero molto più drastiche delle nostre – ha spiegato Galli – la Cina sta cominciando ora a vedere la luce in fondo al tunnel. Da loro il problema è diventato serio a gennaio. Oggi siamo a marzo. Noi siamo all’inizio, se ci comporteremo molto bene ce la faremo in un tempo comunque difficilmente inferiore a quello dei cinesi. Mi auguro meno, ma due mesi mettiamoli in conto“.

Coronavirus, Galli: “Le persone devono collaborare”

L’appello è dunque quello di stare a casa e uscire solo se veramente necessario. “Credo che le battaglie siano due, la prima quella degli ospedali – continua Galli – che sono in gravissime condizioni di stress. La seconda quella sul territorio. Le strutture non devono andare in ulteriore crisi e l’epidemia deve venire fermata il più rapidamente possibile”. E ancora: “Ciò vuol dire che le persone debbono collaborare nel fare ciò che viene richiesto dal Decreto. Ma anche che vengano potenziate le capacità di garantire la quarantena degli esposti e la gestione delle persone che risultate positive non vengono ricoverate in ospedale perché non hanno necessità di ricovero. La permanenza in casa di questi soggetti però è possibile se loro dispongono di una camera e un bagno autonomo. È importante garantire un controllo stringente a distanza altrimenti diventa necessario il trasferimento in luoghi dove possono finire di guarire di guarire senza il rischio di infettare gli altri”.

Galli ha spiegato che potrebbe diventare necessario impiegare altre strutture, come alberghi o simili, dove ospitare le persone in maniera controllata. “Per maggiore efficienza serve attivare una medicina territoriale – ha spiegato Galli – e in questa partita sono fondamentali i medici di medicina generale e gli strumenti innovativi che dobbiamo essere rapidamente capaci di mettere in atto, come la telemedicina. L’imperativo è essere creativi e darsi da fare, non limitarsi ad aspettare che le cose si sistemino da sole“. Perché “questo non accadrà”.