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Coronavirus, allo Spallanzani test del vaccino sull'uomo a luglio

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Lo Spallanzani verso il test sull'uomo del vaccino per il Covid-19, forse già a Luglio.

L’Italia si avvia verso la fase 2 della lotta al coronavirus, ma l’attenzione di tutto il mondo è ai vari istituti di ricerca che stanno lavorando ad un vaccino, per sconfiggere in maniera definitiva il Covid-19. Al lavoro, in tal senso, c’è anche Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, il primo ad isolare il virus quando ancora questo sembrava un problema lontano dai nostri confini nazionali. Il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia, ha riferito di grandi passi avanti nella ricerca sul vaccino, affermando che già a luglio inizieranno i primi test sull’uomo: “Procedendo con questi ritmi sarà possibile avviare da luglio le prime sperimentazioni sull’uomo. Se i primi test daranno un esito positivo, porteranno nel 2021 alla somministrazione del vaccino su un alto numero di persone a rischio e, spero, alla dimostrazione della sua efficacia”. Lo Spallanzani starebbe inoltre allestendo un’area dell’ospedale “che sarà specificatamente dedicata alla somministrazione del vaccino a volontari sani, nel rispetto di tutte le garanzie di sicurezza”, ha aggiunto il Dottor Vaia.

Vaccino: allo Spallanzani test sull’uomo a Luglio

Stando a quanto riportato dall’Ansa, si tratterebbe di un vaccino genetico basato su un vettore virale che è stato messo a punto dalla società ReiThera, un’azienda di biotecnologie con sede a Castel Romano. Il coordinamento scientifico è stato affidato all’istituto Spallanzani che agirà d’intesa con il Cnr.

“A differenza dei vaccini tradizionali, i vaccini genetici non utilizzano un microorganismo inattivo o parte di esso ma il gene che codifica per l’antigene del microrganismo che si vuole neutralizzare”, ha specificato Vaia. Ecco dunque che in questo caso per il vaccino dovrebbe essere usato il gene che codifica per la proteina spike che permette l’ingresso del virus nelle cellule. Gene che, quando entra nelle cellule dell’organismo, induce la produzione della proteina che a sua volta stimola la risposta immunitaria contro il coronavirus. A sostegno della ricerca dello Spallanzani, la Regione Lazio ha destinato 5 milioni di euro.