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Falcone e Borsellino: un'esistenza intrecciata dallo stesso destino

falcone borsellino

28 anni fa morirono in due attentati mafiosi i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno avuto un’esistenza legata dall’inizio alla fine, tenuta insieme dallo stesso destino. Simboli della lotta alla mafia, i due si conoscono da bambini. Entrambi nascono a Palermo a pochi mesi l’uno dall’altro: Giovanni il 20 Maggio del 1939, Paolo il 19 Gennaio 1940.

Le loro case si trovavano a poche decine di metri di distanza e spesso andavano a giocare insieme in piazza della Magione. Crebbero nella Kalsa, l’antico quartiere di origine araba di Palermo, zona di professori, commercianti ed esponenti della media borghesia. Anche il percorso scolastico fu simile: entrambi si diplomarono al liceo classico. Si unirono nel lavoro nel 1969 quando si ritrovarono a Palermo ed iniziarono a scambiarsi informazioni sulle inchieste.

Per combattere la mafia fu deciso di creare un pool di magistrati con lo scopo di frazionare i rischi dei singoli e avere una visione unitaria del fenomeno malavitoso. Il primo a essere scelto fu proprio Falcone, che già all’epoca era un protagonista della lotta a Cosa nostra. Poi arrivò Giuseppe Di Lello. Su consiglio di Falcone, fu scelto anche Borsellino. L’ultimo ad aggiungersi fu Leonardo Guarnotta, uno dei procuratori con più anni di esperienza.

Falcone e Borsellino: l’inizio del Pool antimafia

Il pool iniziò a lavorare a gran ritmo, mentre si avvicinavano gli anni dei pentiti. Il più noto fu Tommaso Buscetta. “Don Masino” iniziò a collaborare ma ad una condizione: voleva parlare solo con il numero uno del pool palermitano: Giovanni Falcone. L’interrogazione portò a 366 mandati di arresto. Nel libro Cose di Cosa Nostra, Falcone sottolineò l’importanza storica delle confessioni di Buscetta: “Prima di lui non avevamo che un’idea superficiale del fenomeno mafioso. Con lui abbiamo iniziato a guardarvi dentro. Ci ha fornito numerosissime conferme sulla struttura, le tecniche di reclutamento, le funzioni di Cosa Nostra. Ma soprattutto ci ha dato una visione globale, ampia, a largo raggio del fenomeno”. Era il momento magico del pool: “Bastava aprire bocca e il Ministero concedeva tutto: aerotaxi, segretarie, materiale” ricordò Borsellino nel libro I disarmati, di Luca Rossi.

Dopo anni di lotte, processi e vittime Totò Riina fu sconfitto e condannato all’ergastolo. E si vendicò. Alle 17:56 di un caldo sabato di Maggio di 28 anni fa, una tremenda esplosione fece tremare le strade nei pressi dell’uscita per Capaci: 5 quintali di tritolo distrussero cento metri di asfalto. Fu il giorno della morte di Giovanni Falcone, magistrato simbolo della lotta antimafia. 57 giorni dopo, il 19 Luglio, il magistrato Paolo Borsellino, si recò in via Mariano D’Amelio, a Palermo, per fare visita alla madre. L’orologio segnava le 16:58: tutta Palermo udì l’esplosione e venne a sapere della sua morte. In tutti questi anni, nessuno ha mai dimenticato il loro lavoro, le loro scelte e il loro sacrificio. E nessuno lo farà mai.