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Focolaio Vicenza, parla figlio dell'imprenditore: "Papà ha sbagliato"

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Intervistato da La Repubblica, il figlio dell'imprenditore che ha innescato il focolaio nel vicentino non si spiega la leggerezza commessa dal padre.

È ancora incredulo il figlio dell’imprenditore 64enne della Laserjet di Pojana Maggiore, salito agli onori delle cronache negli ultimi giorni come il paziente uno del nuovo focolaio di coronavirus esploso in provincia di Vicenza. Intervistato dal quotidiano La Repubblica, l’uomo ancora oggi non sa infatti spiegarsi come il padre possa avere commesso una simile leggerezza, andando fino in Serbia non curante delle norme anti Covid e partecipando in seguito a eventi pubblici nonostante presentasse evidenti sintomi di contagio.

Focolaio a Vicenza, parla il figlio dell’imprenditore

Ai microfoni dei giornalisti, il figlio del dirigente della Laserjet ha commentato: Davvero non so come mio padre possa essersi comportato in questo modo. Proprio lui che aveva adeguato tutte le sue aziende contro il rischio Covid”. Stando a quanto ricostruito, il 64enne si sarebbe infatti recato in Serbia verso la fine di giugno assieme a tre suoi dipendenti, dove ha incontrato un 70enne positivo al coronavirus che è successivamente morto nella giornata del 4 luglio.

Una volta tornato dai Balcani, l’uomo ha sottovalutato i primi sintomi del contagio recandosi a un funerale e persino a una festa di compleanno, alla quale erano presenti anche il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Joe Formaggio e i conduttori del programma radiofonico La Zanzara Giuseppe Cruciani e Alberto Gottardo: “Mio padre ha sottovalutato la situazione. Pensava che il virus si fosse presentato in forma lieve, credeva di potersela cavare da solo.

Dopo alcuni giorni però , e nonostante il rifiuto del ricovero dopo aver scoperto di essere effettivamente positivo, l’uomo ha continuato a peggiorare, rendendo necessario il trasporto in ospedale dov’è tuttora intubato in terapia intensiva: “Papà ha sbagliato, non trovo una giustificazione al suo comportamento. Zaia ha ragione quando dice che serve il Trattamento sanitario obbligatorio per chi rifiuta le cure. Curarsi è un dovere verso la comunità, non si può rischiare di contagiare altre persone”.