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Coronavirus, focolaio a Treviso: 182 positivi nello stabilimento Aia

Positivo al Coronavirus a Capodichino

Paura per il focolaio in provincia di Treviso, nello stabilimento di Vazzola: i tamponi eseguiti sul personale rivelano la presenza di 182 positivi.

Il coronavirus fa paura in provincia di Treviso (già nota per essere, al momento, quella con il tasso più alto di positivi in Italia), dove da qualche giorno sono in corso gli accertamenti sul focolaio individuato nello stabilimento Aia di Vazzola. Le autorità sanitarie hanno effettuato 560 tamponi, che hanno rivelato la presenza di 182 positivi.

Coronavirus a Treviso: un nuovo focolaio

Nella provincia di Treviso, i casi di Covid hanno cominciato a emergere a partire dai primi di agosto. I primi infetti si sono registrati nella ex caserma dell’esercito che ospita 300 profughi parzialmente occupati nelle aziende locali. A seguire, è emerso un nuovo caso nella provincia. Si tratta di un cluster della ex Bartolini a Casale sul Sile. Nel corso delle settimane, i contagi hanno coinvolto anche altre realtà industriali attive nel trevigiano: dalla Master di Vedelago alla Benetton, fino all’Electrolux di Susegana. In questi cluster, l’azienda ha proceduto all’isolamento preventivo di gran parte dei dipendenti.

Preoccupazione per il focolaio dell’Aia di Vazzola

Desta un certo timore il mini focolaio presso l’azienda Aia di Vazzola. Al momento, si registrano 182 operai infetti per il Covid-19. La situazione presso lo stabilimento è pesante: i sindacati hanno chiesto la chiusura di tutta l’azienda e la conseguente sanificazione degli ambienti. “Tutto il personale è asintomatico, sta bene ed è stato collocato in isolamento domiciliare come da prassi. Si tratta quindi di un cluster importante per numerosità, che però è stato circoscritto e messo sotto controllo” ha dichiarato il sindaco di Vazzola, Giovanni Zanon, che ha comunicato l’esito dello screening.

Intanto, sempre da Treviso giungono buone notizie: il 24 agosto è stato validato il primo test rapido per il Covid. Si tratta di uno screening studiato e implementato dall’Istituto Spallanzani di Roma e sperimentato proprio nel trevigiano allo scopo di ridurre i tempi.