> > Vaccino anti Covid, Andreoni: "Tempi lunghi per la distribuzione"

Vaccino anti Covid, Andreoni: "Tempi lunghi per la distribuzione"

vaccino pfizer

"Saranno sicuri - dice l'infettologo -. Se non crediamo nell'efficacia della profilassi, allora neghiamo la validità di tutta la ricerca".

L’infettivologo Massimo Andreoni, professore di Malattie infettive all’università di Tor Vergata e direttore scientifico della Società Italiana di Malattie infettive e tropicali, ha parlato del vaccino anti covid e della sua distribuzione. “Ha presente il cavallo di Troia? Viene introdotto nelle mura della città con il ventre pieno di soldati, che di notte la espugnano – ha iniziato all’Avvenire -. Anche contro il Covid abbiamo oggi un cavallo di Troia, grazie a una tecnologia mai usata prima d’ora per un vaccino: introduciamo nel corpo umano piccolissime particelle del coronavirus Sars-CoV2, che una volta dentro vanno a stimolare una risposta immunitaria contro se stesse, cioè contro il Covid. Se un giorno dovessimo incontrarlo, ci troverebbe con le armi già pronte a riconoscerlo e vincerlo”.

Vaccino anti Covid, parla Andreoni

Andreoni ha poi detto che si vaccinerà subito “senza alcun dubbio”. Infatti, “i vaccini che verranno autorizzati e distribuiti avranno passato tutti i test di sicurezza. Se non crediamo in questo, allora neghiamo la validità di tutta la ricerca e a questo punto dovremmo rifiutare qualsiasi sperimentazione, anche i farmaci contro l’Epatite C o gli ultimi ritrovati contro il cancro. Torniamo alla preistoria? Gli Stati stanno comprando i diversi tipi di vaccini, poi man mano svilupperanno campagne vaccinali con il prodotto che sarà a disposizione in quel momento: noi li riceveremo da un lotto o da un altro, ma do per scontato che saranno tutti ugualmente validi”.

Vaccino Pfizer e Moderna

Sui primi vaccini testati, spiega: “Entrambi utilizzano un frammento del virus Sars-CoV2, il cosiddetto ‘Rna messaggero’, nanoparticella che, una volta entrata, esprime la proteina Spike. Moderna è stato sperimentato su 30mila persone, va somministrato in due volte a un mese di distanza e, secondo i produttori, dà una protezione del 94,5%, risultato ottimale visto che i vaccini di solito si fermano all’80%. Pfizer ha arruolato 43mila pazienti, 21.500 hanno ricevuto il vaccino, gli altri 21.500 solo un placebo. Anche questo va dato in due dosi e ha una protezione dichiarata del 94%. La differenza rilevante è che Pfizer va mantenuto a meno 80 gradi, Moderna a meno 20 ma può essere distribuito a 5 gradi, cosa non da poco pensando a una dotazione in larga scala”.

Ma ci saranno inevitabilmente delle difficoltà di distribuzione: “L’elemento critico è la tempistica, vista la numerosità dei soggetti che devono essere vaccinati. Poi dobbiamo attendere la registrazione all’Ema, l’organismo che presiede alle autorizzazioni, peraltro già richiesta da Pfizer e da AstraZeneca, mentre Moderna sta presentando la documentazione. E soprattutto dovremo attendere la produzione di un numero di fiale sufficienti per avere la famosa immunità di gregge, che si ottiene in modo sicuro solo se l’80% delle persone viene vaccinato. Posto che circa un milione di italiani si sono già infettati e quindi in parte immunizzati (ma non si sa per quanto tempo), decine di milioni sono da vaccinare e i tempi saranno lunghi. Nel frattempo è assolutamente necessario usare mascherine, gel disinfettante, distanziamento. Infine c’è l’incognita di quanto durerà l’immunità vaccinale: anni? mesi? Lo sapremo solo con la pratica”.