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Rob Stewart: chi è il produttore di Sharkwater e la tragica morte

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Chi è il produttore e biologo Rob Stewart e cosa accadde il 31 gennaio 2007: il giorno della sua morte durante le riprese.

“Fin da ragazzino ti dicono che sono pericolosi. Ti avvertono di non avventurarti troppo lontano in mare, ma poi ti accorgi che tutto ciò che ti è stato insegnato nella vita è la paura. Qui è perfetto, nessuno vuole farti del male ed è la cosa più bella che abbia mai visto.” Rob Stewart era un giovane coraggioso, pronto a tutto pur di far conoscere al mondo la realtà su gli animali che fin da bambino l’hanno appassionato: gli squali. Abbattere i luoghi comuni sulle creature che popolano i mari era il suo unico obiettivo che, oltre a fargli vivere una vita da combattente, lo condusse a una morte precoce.

Rob Stewart, la vita del produttore

Nato e cresciuto a Toronto, il 28 Dicembre 1979, a tredici anni compie la sua prima immersione e a diciotto è già istruttore. Pochi anni dopo, grazie alla passione per la fotografia, comincia a lavorare come capo fotografo per le riviste Wildlife Federation canadese. Inizia così una serie di viaggi in posti remoti del mondo, senza fermarsi per quattro anni di seguito, fino ad arrivare alle Galapagos. Qui aveva il compito di fotografare le creature marine che diedero una svolta alla sua carriera. Per immortalare gli squali delle isole si aggrega a Sea Sphepherd e al capitano Paul Watson, il quale è destinato a diventare suo mentore.

Durante quello che si rivelò essere il suo ultimo lavoro per la rivista, si imbatte in un gruppo di palangari – un grande attrezzo per la pesca professionale – all’interno di una riserva protetta. Attorno ai grossi ami galleggiavano alcuni corpi inermi di squali, le cui pinne sarebbero state messe in vendita sui mercati illeciti orientali. Toccato e scosso da quanto scoperto, Rob decide di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso i canali mediatici, ma senza avere successo. Da qui nasce la volontà di creare un documentario che possa rendere nota la realtà su queste creature tante temute.

Sharkwater: rischio di estinzione degli squali

Le riprese del documentario richiesero quattro anni di immersioni e di lavoro a stretto contatto con i grossi predatori marini. I primi minuti del lungometraggio servono a far entrare nella storia lo spettatore, che si ritrova a guardare negli occhi delle grandi creature mutilate e sofferenti; private delle pinne e abbandonate ancora vive alla corrente, galleggiando verso un destino già scritto. Paul Watson, il suo compagno a ogni viaggio, aveva grande stima di lui. “Rob era un esperto biologo marino e possedeva le quattro virtù più importanti: passione, empatia, coraggio e immaginazione”.

“Ha avuto il coraggio di seguire la sua passione con profonda empatia e ha avuto l’immaginazione di trasformare il centro del suo lavoro usando una macchina fotografica. Quello iniziato nel 2002 è stato un viaggio per cambiare il mondo. E ci è riuscito. È riuscito a ripulire il giudizio sugli squali, da animali assetati di sangue ad aggraziati e meritevoli di rispetto ed empatia”. Confessa Paul. Il documentario, uscito nel 2007, ha ottenuto ben 31 premi internazionali.

La tragica morte

“A gennaio in Florida, mi aspetta un tuffo infinito per rivelare (e filmare), una creatura misteriosa e sfuggente, una specie di cartone animato incredibilmente grazioso”, annunciava Rob Stewart su Facebook. Si tratta del pesce comunemente chiamato martello, un esemplare timido e a rischio estinzione, che risiede sul fondo dell’oceano. Il progetto era un sequel del tanto acclamato sharkwater, che questa volta richiede immersioni pericolose, a causa della profondità. Il 31 gennaio 2017 si immersero tre volte lui e la sua troup, ma durante l’ultima qualcosa andò storto.

Una volta risaliti in superficie Sotis e Brock Cahill tornano a bordo della barca in stato confusionale, vittime della decompressione. Mentre i due cominciano a eseguire le procedure di rianimazione con l’ossigeno, il terzo componente del gruppo scompare tra le acque. Le ricerche per vie aeree e da parte della Guardia Costiera cominciano subito e dureranno per le 72 ore successive. Tutto l’equipaggio viene accusato di tentato omicidio e arrestato. Il mattino di venerdì 3 febbraio, la tragica scoperta. L’interruzione delle ricerche. Il corpo di Rob Stewart viene ritrovato, senza vita.

“Reputo la probabilità di morire per l’attacco di uno squalo pari allo zero per cento, l’ultima delle mie paure”, era solito dire.