> > Di Maio: “Questa è la guerra di Putin e c’è ancora qualcuno che giustif...

Di Maio: “Questa è la guerra di Putin e c’è ancora qualcuno che giustifica l’invasione”

Luigi Di Maio a Chisinau

Il titolare della Farnesina Luigi Di Maio torna dalla Moldavia e dice: “Questa è la guerra di Putin e c’è ancora qualcuno che giustifica l’invasione”

Intervenendo in collegamento con L’Aria che tira Luigi Di Maio è stato secco: “Questa è la guerra di Putin e c’è ancora qualcuno che giustifica l’invasione”. Il ministro degli Esteri ha anche spiegato che sempre “grazie” a Vladimir Putin la Russia sta subendo gravi danni economici. Incalzato dalle domande di Myrta Merlino Di Maio ha detto: “È la guerra di Putin, qui c’è ancora qualcuno che tende a giustificare l’invasione dell’Ucraina, Putin sta danneggiando anche la propria economia”. 

Di Maio: “Questa è la guerra di Putin” 

Poi il titolare della Farnesina ha spiegato: “Il Pil della Russia quest’anno perderà il 15%, per effetto delle sanzioni che noi abbiamo rivolto contro la sua economia”. Di Maio intravede soluzioni “per reagire a questa invasione inaccettabile e per portare Putin al tavolo“. Il ministro poi ha rivolto un pensiero ai giornalisti sul campo: “Quello che state vedendo grazie ai vostri inviati che saluto ed a cui raccomando la massima prudenza è la guerra di Putin, che ha invaso deliberatamente quel paese e sta sganciando bombe su edifici civili, ospedali e scuole”. 

Il viaggio in Moldavia e il post su Facebook

Nella giornata del 15 marzo Di Maio era stato in visita al centro accoglienza Moldexpo, a Chișinau, in Moldavia. E su un post facebook il ministro aveva scritto: “Ho visto gli sguardi di questi bambini, riusciti a fuggire da una guerra crudele. Timidi sorrisi di chi spera in un futuro migliore, lontano da quelle bombe che stanno seminando odio, terrore e sofferenza”. Poi, in chiosa: “Dall’inizio dell’invasione russa, secondo i dati delle autorità ucraine, 97 bambini hanno perso la vita. Sempre a partire dal 24 febbraio, l’Unicef ha calcolato che quasi un bambino al secondo è diventato un rifugiato”.