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Una bozza di disegno di legge sta ponendo le basi per una nuova normativa sul fronte dei diritti tv che sia più adeguata al contesto attuale, col superamento della legge Melandri del 2008.
Diritti tv: il nuovo disegno di legge
L’intento è quello di delegare il governo a riformare il sistema della vendita dei diritti, tema che potrebbe approdare in una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri.
Tra le novità c’è ad esempio la possibilità di cedere in esclusiva a un solo operatore i diritti tv sportivi, con licenze fino a tre anni, con un decisivo superamento del principio del divieto che era stato fissato 17 anni fa. Ad oggi, per la Serie A i diritti tv sono detenuti da Dazn e Sky, con Dazn che trasmette tutte e 10 le partite di campionato, mentre tre partite su 10 sono in co-esclusiva con Sky e vengono trasmesse da entrambe le emittenti. Per quanto concerne la Champions League, è Sky a trasmettere in gran parte le partite, a parte quella del mercoledì (dalla phase league alle semifinali) che viene invece trasmessa da Prime Video. Coppa Italia e Supercoppa Italiana sono invece in onda sulle reti Mediaset.
Diritti tv: da quando entreranno in vigore i cambiamenti
Nelle previsioni del ddl c’è un anno di tempo per i decreti attuativi, in modo da entrare in vigore dal primo luglio 2026. Tra gli obiettivi, quello di raggiungere il miglior risultato economico possibile dalla cessione dei diritti, al contempo con la garanzia del regolare svolgimento delle competizioni. Per quanto riguarda il campionato di Serie A, si legge nella bozza, sebbene si può prevedere una durata superiore ai tre anni, sarà l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ad “accertare le condizioni del mercato audiovisivo e digitale nazionale, anche in riferimento ad altre competizioni, nazionali e internazionali, calcistiche ovvero relative ad altre discipline sportive, tenuto conto della durata dei contratti di licenza e considerata l’evoluzione del mercato unico europeo, verificatesi le quali si possono determinare misure di sfruttamento esclusivo a favore di un solo operatore”. Il disegno di legge tocca anche la questione della redistribuzione economica tra i club. Le risorse saranno divise in tre parti: una quota superiore al 50% andrà ripartita in modo equo tra tutte le squadre, un’altra in base ai risultati sportivi ottenuti dal 1999/2000 in poi e una terza proporzionata all’impegno nei settori giovanili, con particolare attenzione alla valorizzazione dei giovani italiani; tra le tecnologie contemplate, si annoverano anche quelle basate sull’Intelligenza artificiale. Tramite tale provvedimento il governo verrebbe “delegato ad adottare entro un anno uno o più decreti legislativi diretti a disciplinare sia un rapido e sostenibile sviluppo tecnologico e strutturale degli impianti sportivi di nuova realizzazione e dell’ammodernamento, rinnovamento, integrazione e completamento di quelli esistenti, sia la commercializzazione centralizzata dei diritti audiovisivi, digitali e accessori degli eventi sportivi delle competizioni professionistiche a squadre”.
Diritti tv: cosa cambierà con la nuova riforma
Un’altra parte del ddl riguarda le sponsorizzazioni sportive per le società di scommesse. Vengono riconosciute “sia pure nella sola forma indiretta, la sponsorizzazione da parte degli operatori di giochi e scommesse che sono inseriti nel registro tenuto dalla Agenzia delle dogane e dei monopoli, sia una quota della raccolta dei giochi e scommesse anche a favore degli organizzatori e dello sviluppo dell’impiantistica sportiva”. “Una parte della mutualità generale di sistema professionistico”, secondo questa bozza, “sarà destinata al fondo per il contrasto al gioco d’azzardo patologico”. Cosa può cambiare con la nuova riforma? Sia per il campionato che per la Champions, i diritti tv potrebbero essere assegnati ad una sola emittente, come accadeva fino a qualche anno fa, quando Sky aveva l’esclusiva per entrambe le competizioni, prima della normativa attuale. Sui tempi però non c’è certezza: Dazn ha infatti un’esclusiva lunga cinque anni per i diritti della Serie A, cominciata un anno fa e che va avanti fino al 2029, quindi è da ritenersi poco probabile che vengano revocati i diritti per far partire un nuovo bando. La portata effettiva della riforma, quindi, potrà essere misurata solo nei prossimi anni.