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Donna uccisa a Vicenza, il compagno: "Colpa dei giudici, venissero a vedere Lidia nella bara"

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Il compagno della donna uccisa a Vicenza non si dà pace per l'accaduto e si scaglia contro le decisioni di giudici e assistenti sociali.

Sgomento, dolore, rabbia, amarezza. Sono questi i sentimenti che animano il compagno della donna uccisa in strada a Vicenza dall’ex marito, suicidatosi dopo aver ammazzato anche la sua attuale fidanzata. Secondo lui i giudici non hanno tutelato abbastanza Lidia facendo decadere il divieto di avvicinamento emesso nel 2019.

Donna uccisa a Vicenza: parla il compagno

Intervistato da Repubblica, Daniele Mondello non si dà pace per quanto successo e vorrebbe “che giudici e assistenti sociali venissero al funerale di Lidia e guardassero bene quella bara“. Secondo la sua testimonianza, il killer e padre dei due figli di Lidia era stato arrestato tre anni fa per reiterati maltrattamenti in famiglia ed era completamente assente nella vita dei ragazzi.

Non ha mai pagato gli alimenti e Lidia non l’ha mai denunciato perché a lei non interessavano i soldi: voleva solo il bene dei suoi figli“, ha dichiarato evidenziando che il tribunale aveva anche fatto decadere il divieto di avvicinamento emesso nel 2019. “Certo, per loro era una brava persona adesso. E io mi dispero, sa per quale motivo? Perché finché il sistema rimane questo, le donne continueranno a essere uccise“, ha proseguito. Anche perché, quando la donna si era rivolta ai servizi sociali dicendo loro di aver paura dell’ex, questi le avevano semplicemente consigliato di cambiare città.

“Aveva detto che ci avrebbe uccisi tutti”

La casa in cui abitava quell’individuo, ha aggiunto, era stata messa all’asta e Lidia aveva sempre detto che, se l’avessero cacciato definitivamente, lui avrebbe combinato qualcosa di terribile. Negli ultimi mesi aveva fatto tre incidenti stradali e gli avevano ritirato la patente solo dopo l’ultimo, però i giudici continuavano a dire che si era sistemato e che era in un percorso di riabilitazione. Ma la percezione all’interno della famiglia era tutt’altra, e anche i figli sapevano che prima o poi sarebbe successo ciò che si è verificato: “L’aveva detto, che ci avrebbe uccisi tutti“.

Quindi un’altra accusa alla magistratura: “Io conosco il calvario che Lidia ha passato con quell’uomo. Il giudice Marcello Colasanto di Vicenza le ha addebitato le spese legali che l’ex compagno non pagava e ovviamente, poi, lei avrebbe dovuto rivalersi su di lui. Come si chiama questo? Non significa spingere progressivamente una persona verso la morte? Nessuno ha mosso un dito per tenere distante quella persona. Vediamo chi troverà il coraggio di guardare in faccia quei due orfani“.