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Crescita italiani pro euro, sono il 57%: ma restiamo ultimi

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+12% rispetto alle stime del 2017, ma rimaniamo terzultimi: più scettici sulla permanenza nell'euro solamente Cipro e Lituania.

Secondo l’Eurobarometro, gli italiani che si sono detti favorevoli all’euro (il 57%) hanno fatto registrare un balzo del 12% rispetto alle stime dell’anno passato. Nell’eurozona solo l’Austria dimostra un aumento di cittadini pro euro tanto quanto l’Italia. Il nostro Paese resta tuttavia tra i fanalini di coda dell’eurozona, con intervistati più scettici soltanto a Cipro e in Lituania. Il 79% degli italiani vorrebbe un maggiore coordinamento delle politiche economiche dell’eurozona.

Euro, maggiore consenso tra gli italiani

Le interviste dell’Eurobarometro annuale della Commissione Europea hanno visto un’inversione di tendenza rispetto a quanto visto negli ultimi anni, dove l’euroscetticismo la faceva da padrone. Nel sondaggio di maggio 2018, solo il 43% degli italiani si diceva favorevole a restare nell’Unione Europea. Ottobre 2018 ha visto l’Italia uscire dal trono di Paese maggiormente euroscettico, dicendosi favorevole per il 57% (per la prima volta da anni oltre la metà degli intervistati) alla moneta unica. Il +12% registrato nei consensi eguaglia quello dei cittadini austriaci, ma ci lascia nelle ultime posizione dei 19 Paesi dell’Eurozona, davanti solamente alle piccole repubbliche di Cipro e Lituania.

Viene automatico pensare allora che i favorevoli all’appartenenza all’euro siano anche favorevoli all’Unione Europea. Dei 27 stati attualmente nell’Unione, solo 19 fanno parte dell’eurozona, con Bulgaria, Rep. Ceca, Danimarca, Croazia, Ungheria, Romania e Svezia che adottano le loro monete, seppur parte del mercato unico.

Più manovre economiche in eurozona

A sottolineare un clima di insoddisfazione per la situazione economica attuale in Italia, gli italiani restano saldamente in testa alla classifica come i cittadini europei a favore di un maggior coordinamento delle politiche economiche dell’eurozona. Il 79% degli intervistati si dichiara infatti a favore di una crescita dell’intervento dell’UE.