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Smart working, ci saranno rimborsi spese per chi lavora da casa?

Smart Working ipotesi

Con un possibile termine dello stato d’emergenza, potrebbero cambiare molte regole tra cui le modalità dello smart working.

Che venga chiamato smart working, lavoro da remoto o telelavoro, ormai il semplice lavorare fuori dal proprio ufficio con seduti semplicemente davanti al proprio pc di casa è diventato ormai la normalità o quasi. Lo smart working ha senz’altro rivoluzionato la vita di migliaia di lavoratori eppure molti aspetti non sono ancora del tutto delineati dal punto di vista della giurisprudenza italiana.

Pensiamo ad esempio alla modalità di attuazione del lavoro da casa che dovrebbe con ogni probabilità essere rivisto una volta che terminerà lo Stato d’emergenza. Stando a quanto rivela il quotidiano la Repubblica si starebbe in particolare ripensando a tutto un sistema di incentivi come buono pasto e smart working che sono stati prima di tutto concepiti per chi lavora fuori da casa.

Smart Working, quali sono le ipotesi

Buono pasto e straordinari. Solo solo alcuni degli aspetti che potrebbero essere rivisti specie una volta terminato lo stato d’emergenza. Si prevede infatti una volta concluso tale periodo che si possa ritornare a regolare il lavoro da remoto secondo un accordo tra l’imprenditore e lo stesso dipendente e non con l’intermediazione dei sindacati come avviene attualmente.

Pensiamo inoltre agli straordinari e ai buoni pasto. Sono pensati per chi lavora in ufficio e dunque trascorre molte ore fuori di casa. Stando a quanto riporta il quotidiano La Repubblica ci sarebbe l’ipotesi di un rimborso spese forfettario che terrebbe conto ad esempio delle spese legate alle utenze come telefono e luce. “Nel privato si può risolvere con gli straordinari forfettizzati, ma nel pubblico vengono pagati solo a fronte dello svolgimento effettivo della prestazione”, ha dichiarato il professore di diritto del Lavoro alla Sapienza Ilario Alvino.