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Iraq, 15 anni dopo la strage di Nassiriya

Nassiriya

Il 12 novembre 2003 avvenne il terribile attentato terroristico che spezzò le vite di 19 italiani impegnati in missione in Iraq.

Correva l’anno 2003. Il 12 novembre, nel pieno della Missione Babilonia, un’autocisterna carica di circa 300 chilogrammi di materiale esplosivo si abbatté a tutta velocità all’interno della Base Maestrale, a Nassiriya. Il tremendo botto che seguì fu udito a decine di chilometri di distanza. Il bilancio fu di 28 vittime, tutte impegnate in missioni di peacekeeping in una nazione messa in ginocchio da anni di dittatura. 19 di queste erano italiani (12 carabinieri, 5 soldati e due civili).

Nassiriya, la missione in Iraq

La Missione Antica Babilonia, volta a prevenire lo scoppiare di rivolte e tumulti civili in un Paese in cui il regime dittatoriale di Saddam Hussein era appena stato eradicato dopo la Seconda Guerra del Golfo, vedeva impegnati migliaia di marines e forze militari italiane. I compiti delle forze italiane era di mantenere l’ordine e la sicurezza a livello locale. Questi includevano, tra le altre cose, l’addestramento della polizia locale, la gestione dell’aeroporto e attività di bonifica, oltre ad attività dirette di aiuto e sostegno alla popolazione.

Al momento del tentativo di irruzione nella caserma sulle rive del fiume Eufrate, il carabiniere di guardia, Andrea Filippa, aprì il fuoco, uccidendo i due conducenti dell’autocisterna. Ciò si rivelò utile ma non sufficiente a evitare l’esplosione del mezzo e la distruzione di tutto ciò che si trovava nel raggio di 70 metri. I due sospetti appartenevano a una cellula terroristica legata ad Abu Mussab al-Zarqawi, l’allora capo di Al-Qaeda in Iraq. L’evento segnò il più grande attentato alle truppe italiane dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Le vittime dell’attentato

Al-Jazeera, prima emittente che riportò della strage, parlò di 12 vittime appartenenti al corpo Msu (Multinational specialized unit). Le salme furono riportate in Italia. I funerali di Stato, tenutisi il 18 novembre, videro la partecipazione delle più alte cariche dello Stato, oltre che di un’enorme folla. Così l’allora comandante Generale dell’Arma Guido Bellini: “Non uno dei nostri ragazzi ha chiesto di rientrare. Anzi, abbiamo un elenco lungo così di richieste per partire“.

La missione vedeva impegnati 3mila uomini, tra cui 400 carabinieri italiani. Solo 6 mesi prima dell’attentato, l’allora presidente degli USA George W. Bush annunciava il compimento della missione di pace in Iraq. L’anno successivo la situazione in Iraq era di caos e totale guerriglia.