> > Sud Sudan, MSF denuncia nuovo stupro di massa

Sud Sudan, MSF denuncia nuovo stupro di massa

sud sudan stupri

Sud Sudan di nuovo teatro di violenze. Dopo la guerra civile e i 400.000 morti vi sarebbe un nuovo caso di stupro di massa a danno di donne profughe.

Si susseguono le notizie relative ai crescenti casi di violenza, provenienti dall’ultimo stato nato nel cuore del continente africano, il Sud Sudan. In un reportage diffuso venerdì 30 novembre 2018 da Medecins Sans Frontieres (MSF) l’organizzazione umanitaria denuncia infatti quello che apparirebbe essere l’ennesimo caso di stupro di massa utilizzato come arma di guerra.

Un numero imprecisato di guerriglieri armati non indossanti alcuna uniforme o livrea di riconoscimento avrebbe violentato almeno 125 donne in una esplosione di violenza che ha colpito la città di Bentiu, situata nel nord del paese. Negli ultimi cinque anni il Sud Sudan è stato teatro di una tremenda guerra civile, che esplosa nel 2013 ha causato la morte di almeno 400.000 persone. E che ha portato un terzo della popolazione del paese a lasciare la propria abitazione.

La denuncia di MSF

“Nel corso di 10 giorni, dal 19 al 29 novembre 2018, 125 tra donne e giovani ragazze hanno raggiunto in massa la nostra clinica di Bentiu, dopo aver vissuto dei terribili episodi di violenza sessuale” spiega Ruth Okello, ostetrica di MSF che opera nella clinica cittadina. Che prosegue raccontando come nessuna sia stata risparmiata: “Alcune delle donne violentate sono ragazzine sotto i dieci anni. Brutali attacchi che non hanno risparmiato nemmeno le donne incinta o le anziane”.

L’ostetrica prosegue raccontando come “In più di tre anni in cui lavoro in Sud Sudan, non ho mai visto un così alto numero di vittime di violenza sessuale arrivare al centro”.

Sempre secondo il report di MSF le donne oltre ad essere state violentate sarebbero state spogliate di tutti i vestiti e gli averi, prima di venire picchiate con bastoni, cinghie e fucili. Assalitori che oltre ad abusare e derubare le donne le hanno private dell’unico mezzo di sostentamento che avevano, distruggendo loro le tessere necessarie ad ottenere gli aiuti alimentari.

Aggressione che non pare certo casuale visto che negli ultimi mesi si è assistito ad un aumento dell’arrivo di profughi nella contea di Rubkona. Migranti interni che si muoverebbero verso l’area alla ricerca del cibo che viene li distribuito dalle organizzazioni umanitarie.

Ministro nega le violenze

Report, quello di Medecins Sans Frontiere, che è comunque contestato dalle autorità statali. Secondo il ministro dell’informazione Lam Tungwar si tratterebbe infatti di una notizia non confermata. Secondo Tungwar le notizie di una violenza così grande “Non possono essere vere, perché siamo uno stato per il quale il rispetto dei diritti umani e delle donne è in cima alla lista”. Ministro che vuole comunque rassicurare la comunità internazionale e gli operatori umanitari, affermando che “Nonostante non concordi con le notizie riportate, i tribunali si occuperanno del caso”.

Nel catalogare come irrealistica una simile notizia, il ministro non può però dimenticare come il paese non sarebbe certamente nuovo a simili casi. Nel corso della guerra il paese ha dovuto assistere a terribili atti di violenza etnica e tribale. Quando l’esercito lealista occupava il villaggio di un’altra etnia, infatti, cercava di fare in modo di non doverci tornare. Uccideva quindi tutti gli uomini, mutilava i genitali dei bambini, e infine stuprava le donne per creare una progenie mista.