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Brexit, bocciati tutti i piani alternativi: No Deal più vicino

Brexit, no deal più vicino

Guy Verhofstadt: "La Camera dei Comuni ha di nuovo votato contro tutte le opzioni. Una hard Brexit diventa quasi inevitabile".

Il No Deal appare sempre più vicino. Per la seconda volta in pochi giorni, il Parlamento britannico ha bocciato tutti i piani alternativi (i cosiddetti “indicative votes”) a quello proposto dalla premier Theresa May per l’uscita del Paese dall’Unione europea. Durante l’ultima votazione sono state proposte quattro possibilità: la permanenza del Regno Unito nell’unione doganale anche dopo l’uscita dall’Ue; l’appartenenza al mercato unico, sul modello della Norvegia; la richiesta di un secondo referendum; un ulteriore rinvio della Brexit al fine di evitare il No Deal.

Verhofstadt: “No Deal quasi inevitabile”

Il risultato della votazione è stato salutato con entusiasmo dai brexiteers del partito conservatore. Mark Francois, vicepresidente dell’European Research Groupe, ha commentato: “Ai Comuni ha avuto luogo un tentativo di golpe contro la Brexit, che ha coinvolto anche esponenti di spicco del governo. Ma i deputati della base lo hanno sventato. Il golpe è fallito”.

Ora si attende la prossima consultazione sugli “indicative votes”, prevista per il 3 aprile. “Mercoledì il Regno Unito avrà l’ultima possibilità di rompere lo stallo o di affrontare l’abisso“, ha scritto su Twitter Guy Verhofstadt, coordinatore del Parlamento europeo sulla Brexit. “La Camera dei Comuni ha di nuovo votato contro tutte le opzioni. Una hard Brexit diventa quasi inevitabile“.

Un nuovo voto

Il ministro della Brexit, Stephen Barclay, ha rilanciato l’ipotesi di un ulteriore voto sull’accordo della May, riporta Tgcom24. Un’opzione fortemente criticata dal leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, che ha ricordato il pesante scarto con cui la premier ha subito le recenti sconfitte. In attesa del voto, nella giornata di martedì 2 aprile Theresa May presiederà un consiglio dei ministri speciale, della durata di cinque ore invece delle canoniche due-tre. L’esecutivo sarà chiamato a decidere la linea da tenere davanti a uno stallo da cui appare sempre più difficile uscire. Entro il 10 aprile, data in cui si riunirà il Consiglio europeo straordinario, Londra dovrà chiarire la sua posizione. Le conseguenze di un No Deal sarebbero estremamente pesanti sia sul piano economico e sia per la questione irlandese.