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Fbi, Mosca decisa a interferire ancora nelle elezioni Usa

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"I russi sono assolutamente determinati a tentare di interferire con le nostre elezioni", fa sapere il capo dell'Fbi

Stando alle dichiarazioni rese note dal capo dell’Fbi, Christopher Wray, Mosca non ha intenzione di rispettare le sanzioni e gli sforzi di dissuasione da parte degli Usa. Al contrario, sarebbe pronta a interferire di nuovo nel voto americano.

Fbi, Russia pronta a interferire

“I russi sono assolutamente determinati a tentare di interferire con le nostre elezioni“. Così ha avverto il capo dell’Fbi.

Le operazioni di interferenza verrebbero messe in atto attraverso una campagna di influenza straniera. Così ha spiegato Wray alla commissione giustizia del Senato. E’ successo alla vigilia della testimonianza al Congresso dell’ ex procuratore speciale del Russiagate Robert Mueller, informa l’Ansa.

Le interferenze di Mosca

Da quanto emerso in un rapporto realizzato dal Senato statunitense sulle interferenze russe nelle presidenziali del 2016 negli Stati Uniti, ci sarebbero state una serie di sottovalutazioni e scarsa preparazione da parte delle principali società di Internet, soprattutto nel periodo in cui furono organizzate le campagne di disinformazione. Così ha spiegato il Washington Post.

Come in altri studi riguardanti le interferenze russe, anche il nuovo studio indica l’Internet Research Agency (IRA, con sede a San Pietroburgo) come la principale responsabile. Gli States accusano l’IRA di aver interferito nella campagna elettorale delle presidenziali del 2016, facendo leva soprattutto sui social network. Una volta suddiviso il pubblico in molteplici e specifici target, venivano inviati precisi messaggi sulla base dei loro interessi e orientamenti.

Si sfruttarono determinati temi non solo per coinvolgere gli indecisi, e orientarli verso Trump, ma anche per rafforzare le convinzioni degli elettori conservatori. Tra questi il diritto a possedere le armi e l’immigrazione. Si tratta di argomenti di primaria rilevanza per dirigere parte dell’elettorato verso i Repubblicani. Così ricorda Il Post. L’IRA ha sfruttato i migliaia di account social che ha a disposizione per inviare messaggi mirati a musulmani, cristiani, ispanici, omosessuali, reduci di guerra, abitanti degli stati del Sud e altre categorie.

Facebook, Twitter e gli altri social network sono criticati nel rapporto per non aver reagito adeguatamente alle attività svolte dalla Russia durante le presidenziali di tre anni fa. Criticate anche le aziende di Internet, poiché poco collaborative. Infatti, quest’ultime avrebbero fornito pochi dati e scarsi dettagli sul periodo in cui le interferenze russe furono più frequenti. Così informa ancora Il Post. Facebook, per esempio, ha fornito i post di sole 81 pagine e informazioni su 76 account utilizzati per acquistare gli annunci pubblicitari. Tuttavia, non hanno divulgato nessun’altra informazione in merito agli altri account gestiti dall’IRA. Poca attenzione e scarsità di dati resi noti anche da parte di Twitter. Google ha fatto qualcosa di analogo con YouTube, fornendo dati parziali. Quest’ultimi, infatti, non hanno permesso ai ricercatori di compiere un’analisi più approfondita.