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Richard Huckle, chi è il pedofilo condannato per 200 abusi

RICHARD Huckle chi era

Richard Huckle è morto accoltellato in carcere all'età di 33 anni. Aveva maltrattato e abusato sessualmente circa 200 minori.

Uno dei pedofili più efferati della storia è stato ucciso il 13 ottobre mentre si trovava nella sua cella del carcere Full Sutton, nel North Yorkshire. É morto così Richard Huckle, trafitto con un coltello artigianale all’età di 33 anni. Huckle era stato incarcerato nel 2014 e nel 2016 è stato condannato a 25 anni di reclusione per aver abusato di più di 200 bambini. La maggior parte delle violenze sessuali a danno dei minori sarebbero state compiute in Malesia, dove Huckle viveva da quando aveva 19 anni. I minori abusati, per la maggior parte bambini e ragazzini, avrebbero avuto dai pochi mesi di età fino ai 12 anni. Per alcuni la sua morte è stata la giusta fine per l’atrocità dei reati commessi.

Chi era Richard Huckle

L’infanzia e la storia di Richard Huckle si discostano da quelle di altri pedofili seriali che solitamente hanno subito abusi sessuali in prima persona sin dalla giovane età. Huckle ha avuto invece un’infanzia per così dire ordinaria, priva di maltrattamenti e abusi. Viveva con la famiglia nella piccola cittadina di Ashford, nel Kent, nella quale si distingueva per le precoci e spiccate doti intellettuali.

Le cose iniziarono a cambiare quando Huckle si recò alla Harvey Grammar School e il suo essere un tipo solitario e fuori dagli schemi iniziò ad attirare le attenzioni di diversi bulli della scuola.

Nel 2005 partì per un anno sabbatico in Asia, dove effettuerà anche un’esperienza di volontariato. Sarà proprio questa la copertura usata dal giovane per portare a compimento una lunga serie di abusi che dal quel momento caratterizzeranno la sua vita. Per i successivi otto anni si presenterà come insegnante di inglese e fotografo in diversi Paesi e villaggi dell’Asia, sempre con l’unico scopo di abusare il più possibile dei minori. Per diversi anni prese di mira soprattutto gli orfanotrofi nei quali si recava nelle vesti di volontario cristiano. Secondo le ricostruzioni effettuate in sede processuale, alla base della sua depravazione ci sarebbe, oltre alla solitudine, anche una profonda sfiducia nel genere femminile.