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Riforma pensioni Francia: scontri durante corteo a Parigi

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Migliaia di persone hanno protestato contro la riforma delle pensioni in Francia: Macron rimane "calmo e determinato".

La riforma delle pensioni in Francia sta creando molte tensioni. Diverse le manifestazioni di protesta tenutesi in una trentina di città. Secondo i dati diffusi da polizia e prefetture, escludendo le manifestazioni di Parigi, Lione e Marsiglia, sono più di 180mila le persone scese nelle strade francesi. Le autorità hanno contato 20mila persone a Montpellier, 19mila a Nantes, 15mila a Clermont-Ferrand, 10.500 a Tours, 10mila a Rennes.

Durante la protesta di oggi, giovedì 5 Dicembre 2019, a Parigi, circa 500 black bloc si sono riuniti su Place de la Republique. I giovani, vestiti di nero e con il volto coperto, hanno inizialmente preso di mira e danneggiato alcune telecamere degli operatori tv. Poi hanno distrutto con dei sassi alcune vetrine; infine hanno dato alle fiamme numerosi cassonetti. Gli agenti hanno risposto con il lancio di lacrimogeni.

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I sindacati della Ratp, la compagnia che gestisce metro e bus nella capitale francese, hanno annunciato che lo sciopero dei trasporti pubblici proseguirà fino a lunedì 9 Dicembre 2019. In una nota diffusa, il Cgt, secondo sindacato di Ratp, ha dichiarato: “La determinazione dei partecipanti si traduce in un sistema quasi al blocco, una situazione che continuerà nei prossimi giorni se il governo non ascolterà le rivendicazioni sull’abbandono del progetto Delevoye di riforma delle pensioni”.

Il presidente Emmanuel Macron, riferisce l’Eliseo, è “calmo e determinato a condurre in porto la riforma, in un approccio di ascolto e consultazione”. La riforma introdotta, prevede l’introduzione di un sistema universale di pensione a punti, per sostituire i 42 regimi attuali (generale, dei funzionari, privati, speciali, autonomi, complementari). L’esecutivo non prevede particolari tagli al bilancio della previdenza né modifiche all’età pensionistica e promette un sistema “più equo e leggibile”. Gli oppositori temono, invece, una “precarizzazione” dei pensionati.