Martino Grassi Nella sera di giovedì 13 febbraio una bomba è stata fatta esplodere all’interno di una scuola, nel distretto di Dasht-e-Archi, nel nord dell’Afghanistan. Secondo un primo bilancio, l’esplosione dell’ordigno artigianale all’interno dell’istituto scolastico avrebbe causato la morte di almeno 5 bambini e ne avrebbe feriti altri 3. La notizia giunge dal ministero dell’Interno afghano, che con una nota specifica: “L’ordigno esplosivo era stato piazzato dentro una scuola. Tutte le vittime erano alunni“. Il terribile gesto non è ancora stato rivendicato da nessun gruppo armato, anche se secondo le autorità afghane non si esclude che i responsabili siano i talebani.
Bomba in una scuola in Afghanistan
L’attacco alla scuola sarebbe stato pianificato a poco più di un mese di distanza da un’altra esplosione contro un convoglio militare americano, l’episodio si era verificato nella provincia di Kandahar e ha causato la morte di almeno due soldati statunitensi. A poche ore di distanza dai fatti, l’azione fu subito rivendicata da Qari Yousuf Ahmadi, portavoce dei talebani. Nello stesso periodo dell’esplosione all’interno della scuola, gli Stati Uniti stavano negoziando con i talebani un accordo di “riduzione delle violenze” in Afghanistan, della durata di 7 giorni, in vista di una possibile intesa diplomatica. Lo aveva annunciato lo stesso capo del Pentagono, Mark Esper: “Abbiamo sempre detto che la migliore, se non l’unica, soluzione è un accordo politico. Su questo fronte sono stati fatti dei progressi e altri, spero, ne faremo”
