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Uk, un bambino cammina dieci km in protesi per pagarsi l'intervento

Tony, il bambino che cammina con le protesi per pagarsi un intervento

Tony ha solo cinque anni, ma una forza da vendere. Ha deciso di camminare per dieci km con le sue protesi per potersi pagare un'operazione.

Dopo la struggente storia di Daisy, un altro esempio di eroismo in piccolo dal Regno Unito. Stavolta il protagonista si chiama Tony Hudgell, un bambino di cinque anni che ha percorso dieci km con le sue protesi per pagarsi un intervento chirurgico. La storia è stata resa nota dall’emittente BBC.

Il bambino che cammina con le protesi per pagarsi l’intervento

A dispetto della sua giovane età, Tony è un bambino molto forte. A cinque anni gli sono state amputate le gambe. Ora il piccolo, che è originario del Kent, avrebbe dovuto sottoporsi a un intervento chirurgico delicato. A soli cinque anni, era stato vittima di abusi. Consapevole dell’importanza dell’operazione, ha così deciso di raccogliere 500 sterline per l’ospedale pediatrico Evelina di Londra: a giugno ha percorso dieci chilometri sulle sue sole protesi. Ora non vuole fermarsi: dopo il successo della raccolta fondi, ha deciso di continuare per raccoglierne altri per l’ospedale. I suoi genitori adottivi sono entusiasti: “Come famiglia siamo tutti incredibilmente orgogliosi di ciò che Tony ha raggiunto” ha dichiarato il suo padre adottivo. Ora non resta che prepararsi per l’intervento: “Abbiamo visto che le protesi sono una buona soluzione” è stato il commento della madre adottiva.

Coronavirus e bambino: boom di abusi in UK

La storia del piccolo Tony si allaccia a quello degli abusi su minori. Nel Regno Unito il problema è una questione seria: l’Archives of Disease in Childhood ha lanciato l’allarme: durante la pandemia, c’è stato un aumento dell’abuso di minori fra le mura domestiche. Secondo i numeri, in appena un mese, il numero di nuovi casi è aumentato del 1493% rispetto allo stesso periodo dei tre anni precedenti, tant’è che gli autori hanno parlato di “pandemia silenziosa“. I dati sono stati confrontati con quelli relativi a traumi causati a abusi fisici. Durante il lockdown, dieci bambini (sei maschi e quattro femmine) con trauma cranico sospetto sono stati sottoposti a trattamento tra marzo e aprile: la loro età variava da 17 giorni a 13 mesi. I risultati degli esami effettuati hanno rivelato emorragie nel cervello in 6 bambini. Tutti i bambini provengono da contesti familiari di disagio. Secondo gli autori dello studio britannico, esista una correlazione fra abusi, salute mentale e fattori socioeconomici.

Ciononostante, la storia di Tony dimostra che, anche a soli cinque anni, si può fare la differenza. E contribuire a edificare un mondo migliore.