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Covid, Libano: durissimo lockdown di 11 giorni

Libano

In Libano è appena iniziato un durissimo lockdown della durata di 11 giorni, in cui rimarranno chiusi anche i supermercati.

In Libano è iniziato un lockdown nazionale della durata di 11 giorni, durante il quale i residenti devono richiedere un permesso speciale per uscire di casa e in cui anche i supermercati saranno chiusi. Il coprifuoco notturno è stato esteso a 12 ore, ovvero dalle 17 alle 5 di mattina.

Lockdown in Libano

La polizia presidia con posti di blocco le principali strade del Paese. Per uscire di casa bisogna avere motivi di lavoro o salute. Le autorità sono state sottoposte a forte pressione per adottare un approccio più duro, dovuto al fatto che sono finiti i letti disponibili negli ospedali e le infezioni hanno raggiunto i 5.440 casi. Il Libano a fine novembre era uscito da un lockdown di due settimane, puntando a una “apertura progressiva e responsabile“. A Beirut gli affari di dicembre sono stati essenziali, ma ora arrivano le conseguenze. Il Libano è senza governo e in un anno si sono succeduti 4 premier diversi. Le autorità che devono gestire l’emergenza hanno ufficializzato le nuove restrizioni molto pesante. Per 11 giorni restano chiusi tutti gli uffici, tutte le aziende, tutte le banche, tutte le attività commerciali e tutti i bar. Restano aperti solo i piccoli negozi di alimentari, mentre i supermercati questa volta resteranno chiusi. Chi arriva in Libano dall’estero deve avere un tampone negativo. La maggior parte delle scuole in Libano non hanno mai riaperto, ma la didattica a distanza è difficoltosa perché la rete Internet del Paese non riesce a sostenere il traffico di dati richiesto.

Il lockdown in Libano rischia di avere “un impatto drammatico sulle famiglie e sui bambini più vulnerabili se non verranno immediatamente prese misure necessarie alla loro sopravvivenza” ha denunciato Save the Children. “Quasi la metà della popolazione non può permettersi di acquistare cibo sufficiente per resistere fino alla riapertura dei supermercati, quindi temiamo che affronterà la fame, poiché non è chiaro se i negozi abbiano la capacità di consegnare cibo nelle case delle persone. Anche l’aumento del prezzo del pane darà un duro colpo a molte famiglie. Ci saranno meno pasti e meno pane su molte tavole se non si interverrà con urgenza” ha aggiunto. Pasquale Porciello, sul Manifesto, ha raccontato che i numeri del contagio sono tra i 4 e i 6 mila casi, con alcune decine di morti al giorno. Nei giorni scorsi i militari di Unifil, contingente italiano delle Nazioni Unite che opera nel Libano del Sud, hanno donato 3 sistemi di videolaringoscopia ai reparti di anestesia e rianimazione degli ospedali di Bint Jbeil, Tibnin e Tiro, centri di riferimento per la gestione dell’emergenza sanitaria. Le apparecchiature sono utili alla visualizzazione delle vie aeree di un paziente e andranno a potenziare la strumentazione in dotazione ai tre presidi sanitari libanesi.