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Pa: Cida, nuova organizzazione più competenze e managerialità

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Roma, 12 mar. (Labitalia) - "I rinnovi contrattuali nella pubblica amministrazione sono molto di più di un confronto su richieste salariali e miglioramenti normativi: devono essere l’occasione per riconoscere alle pa un ruolo centrale nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, ri...

Roma, 12 mar. (Labitalia) – "I rinnovi contrattuali nella pubblica amministrazione sono molto di più di un confronto su richieste salariali e miglioramenti normativi: devono essere l’occasione per riconoscere alle pa un ruolo centrale nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, riconoscendo le specificità settoriali e dotandole degli strumenti e delle risorse necessarie a questo compito". Lo ha detto Mario Mantovani, presidente di Cida, la Confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità, durante l’incontro governo-sindacati, promosso dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, per aprire la stagione dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego. "Il presidente del consiglio – ha aggiunto – ha giustamente riconosciuto il ruolo della pubblica amministrazione durante la pandemia, come capacità di proteggere e sostenere i cittadini colpiti nei loro affetti e nel loro tenore di vita. L’uso massiccio dello smart working e il ricorso intensivo agli strumenti digitali, da un lato, hanno evidenziato criticità e inefficienze della Pa, dall’altro hanno indicato le due direttrici sulle quali impostare un’azione profonda di rinnovamento e potenziamento delle professionalità che servono alla pubblica amministrazione e, di riflesso, alla società tutta".

"A questo – ha sottolineato – devono servire i rinnovi contrattuali, a segnare un deciso cambio d’orientamento, declinato con norme ed istituti ad hoc, in grado di sviluppare e mappare le competenze, rendere compatibili i concorsi con modalità efficaci e mirate di assunzione, rivedere gli assetti organizzativi e le funzioni hr, disegnare nuovi processi digitali, collegare i sistemi di valutazione agli sviluppi delle competenze e della carriera, dare valore e centralità alla formazione".

"Per consentire – ha affermato Mantovani – la transizione digitale ed ecologica, sarà necessario immettere nella Pa nuovi profili professionali, tra cui ingegneri, architetti, geologi, chimici, statistici, esperti di project management, pianificazione, progettazione e controllo. Pensiamo anche all’introduzione di forme di collaborazione con università, ordini professionali e settore privato in modo da costruire una capacità tecnica interna alla Pa. Parallelamente saranno disegnati percorsi formativi in grado di colmare le carenze di competenze informatiche e digitali. La formazione continua va vista come un diritto-dovere per chi lavora nella pubblica amministrazione".

"E' evidente – ha fatto notare – che la dirigenza pubblica avrà compiti e responsabilità importanti in questo percorso di modernizzazione. E' quindi per noi indispensabile un confronto continuo e costruttivo con il decisore politico, ispirato ai migliori principi della concertazione con le parti sociali voluta dal nuovo governo, con tavoli dedicati alla dirigenza e alle alte professionalità. Il rischio di un approccio basato sui numeri di nuovi ingressi e di uscite incentivate è mantenere in vita modelli organizzativi obsoleti e, in pochi anni, svilire le nuove professionalità, anche eccellenti, immettendole nei vecchi ruoli e processi". "L’idea – ha chiarito – più volte espressa da Cida, di attuare una ‘osmosi’ fra management privato e pubblico deve essere gestita con cura e competenza da chi conosce bene entrambi i mondi, non è priva di rischi. Anche l’assunzione di manager e professionisti a tempo determinato può essere un’opportunità o finire per creare nuove sacche di precariato professionale".

"I diversi settori delle Pa – ha aggiunto – esprimono poi esigenze specifiche: nella scuola il ruolo del dirigente deve finalmente essere reso coerente con le esigenze dell’autonomia scolastica e consentirgli di guidare una squadra adeguata di collaboratori esperti e motivati, quel 'middle management' non ancora adeguatamente definito negli ordinamenti, archiviando i modelli assembleari nati negli anni 70". "Al settore sanitario – ha auspicato Mantovani – deve essere riconosciuta la specificità organizzativa e soprattutto, prima di aprire il campo di una nuova contrattazione, occorre risolvere gli ostacoli che hanno impedito la realizzazione della contrattazione decentrata".

"Infine ma non per importanza, i prossimi contratti collettivi del pubblico impiego dovranno definire una disciplina normativa ed economica per il lavoro agile che superi l’attuale assetto emergenziale garantendo condizioni di lavoro trasparenti e conciliando le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con quelle delle pubbliche amministrazioni. Infatti, nei nuovi ccnl dovrà essere valorizzato il ruolo della contrattazione integrativa compresi gli istituti di welfare contrattuale", ha concluso Mantovani.