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G8 di Genova, parla l'allora Questore: «Il blitz alla Diaz fu deciso per riscattarci»

G8 Genova Questore

A 20 anni dal G8 di Genova parla a Notizie.it l'allora Questore Francesco Colucci: «Mi sono comportato da funzionario dello Stato, ma il blitz alla Diaz fu deciso per riscattare l'immagine della Polizia e si è rivelato un autogol».

Quando il dottor Francesco Colucci è stato nominato Questore di Genova non sapeva che lì, poi, si sarebbe svolto il “G8 di Genova”. «Ma – dice – avrei accettato anche se lo avessi saputo, come poi, 2 anni dopo il G8 di Genova, ho accettato di fare il Questore di Trento sapendo che a Riva del Garda si sarebbe svolto il “G8” dei Ministri degli Esteri».

Dopo essere stato rimosso da Questore di Genova, proprio a causa dei fatti del G8 del 2001, non ne ha praticamente più parlato con nessuno. Prima di ora. Dopo 20 anni esatti da quegli avvenimenti, infatti, il dottor Francesco Colucci, diventato poi Prefetto e oggi in pensione, accetta di fare una chiacchierata e raccontare dal suo punto di vista, assolutamente preferenziale per la ricostruzione dei fatti, quello che successe fra il 19 e il 22 luglio 2001.

Il G8 di Genova raccontato dall’allora Questore

il prefetto francesco colucci

«Mentre ero Questore di Genova, – racconta – venne in visita Massimo D’Alema, che era presidente del Consiglio dei Ministri, e annunciò che lì si sarebbe svolto il G8. Iniziammo a organizzarlo e spesso venivano alcuni funzionari ministeriali da Roma per aiutarci nell’organizzazione. È chiaro che nell’organizzazione di una manifestazione così importante il Dipartimento e il Ministero mettessero non uno ma 100 sguardi. Per questo non mi sentivo commissariato».

«Forse un po’ meno spesso mi invitavano a Roma, soprattutto quando facevano gli incontri preliminari con i capi dei manifestanti. Mentre – spiega il dottor Colucci, che in seguito è stato nominato anche Prefetto – a Trento gli incontri preliminari con i manifestanti li organizzai e gestii direttamente io e non ci fu alcun disordine in piazza».

Probabilmente, però, da Roma non furono inviate le persone giuste, visto che durante i giorni del G8 c’erano, oltre al vicecapo vicario della Polizia, Ansoino Andreassi, il capo dello SCO Francesco Gratteri, che però è un organo di polizia giudiziaria e quindi non esperto di ordine pubblico, e lo stesso capo dell’Ucigos aveva in realtà svolto la maggior parte della propria carriere presso la Squadra Mobile.

«Immagino – dice Colucci – che ci fossero contatti diretti fra l’allora capo della Polizia, Gianni De Gennaro, e il suo vice Andreassi, così come con Gratteri e La Barbera. Contatti che, in qualche modo, mi scavalcavano».

Gli scontri di piazza

g8 genova scaled

Nonostante gli aiuti da Roma, i rinforzi da tutta Italia e i “100 sguardi” dei funzionari Ministero al G8 di Genova le cosa vanno male sin dall’inizio e la Polizia mostrò il suo lato peggiore.

«Quello che hanno fatto i nostri uomini in piazza non ha giustificazioni – ammette – e, secondo me, è frutto di come erano stati esaltati prima dell’inizio del G8. Nei mesi precedenti erano, infatti, avvenuti alcuni atti di intimidazione nei nostri confronti che contribuirono a creare una situazione di tensione».

«Si diceva anche – racconta Colucci – che i manifestanti avrebbero buttato contro di noi sacche di sangue infetto; si parlò addirittura di sale refrigerate per conservare le salme di quelli di noi che non ce l’avrebbero fatta. La maggior parte di queste voci erano delle stupidaggini, ma sicuramente contribuirono a diffondere un senso di paura e agitazione per quello che sarebbe potuto succedere».

«Un altro problema – conclude l’ex Questore – era che moltissimi funzionari non erano di Genova, ma provenivano da altre Questure e quindi non avevano una conoscenza diretta del territorio. Un territorio per di più difficile, dove ci incasinavamo anche noi che conoscevano la città. Infatti per ogni reparto c’era un equipaggio del posto, ma l’assenza di via di fughe complicò ugualmente la situazione».

La morte di Carlo Giuliani

carlo giuliani

La situazione degenera però con la morte di Carlo Giuliani. «Quando seppi della morte di Carlo Giuliani rimasi molto amareggiato. Il Carabiniere era rimasto isolato e ha perso la calma».

Il problema fu che, probabilmente anche per riscattarsi da quel fatto e dai tanti scontri di piazza avvenuti nei giorni precedenti, fu deciso di entrare alla scuola Diaz. «E, così facendo, – spiega Francesco Colucci – abbiamo fatto ancora peggio».

Il blitz alla scuola Diaz

Scuola Diaz

«Il G8 era ormai finito – racconta Colucci – quando un equipaggio riferì di essere stato aggredito davanti alla scuola Diaz da alcune persone vestite con le tute nere. È da lì che fu decisa l’irruzione».

«L’allora dirigente della Digos di Genova, prima dell’irruzione e a ulteriore conferma, telefonò a uno dei rappresentanti dei No Global per chiedergli se loro avessero lasciato l’istituto e quello rispose che ormai non erano più lì. Subito dopo quel dirigente mi disse che ci saremmo andati a mettere in un casino e, in effetti, aveva ragione». Ma c’erano troppe pressioni affinché si facesse quel blitz.

«Che l’obiettivo fosse quello di riscattare l’immagine della Polizia – spiega il Prefetto – è confermato dal fatto che Roberto Sgalla, che era il Responsabile dell’Ufficio Relazioni esterne, avvisò i giornalisti, e lì ce n’erano da tutto il mondo, del blitz e lì portò perfino sul posto».

«Ma mai – aggiunge – mi sarei aspettato quello che poi è successo e ho avuto conferma della nostra vigliaccheria quando, tempo dopo, ho scoperto che le molotov sequestrate all’interno della Diaz erano in realtà state sequestrate nei giorni precedenti. Così come venni a sapere il poliziotto che mi fece vedere il giubbotto con le coltellate in realtà se l’era procurate da solo».

«Alcuni oggi, con il senno del poi, mi dicono che non avrei dovuto accettare alcune ingerenze di Roma. Queste sono cose che si dicono, ma che in realtà non si fanno: io mi sono comportato da funzionario dello Stato», conclude il Prefetto Francesco Colucci.