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Gaza, l'appello dei medici dopo la strage per gli aiuti umanitari

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I medici presenti nella Striscia di Gaza hanno reso noto che circa l'80% dei ricoverati presentavano ferite da armi da fuoco

Mohammed Salha, direttore ad interim dell’ospedale al-Awda di Jabalia, ha dichiarato che la maggior parte dei pazienti ricoverati nella struttura dopo gli spari sulla folla di giovedì riportava ferite da armi da fuoco.

L’appello dei medici dopo la strage degli aiuti umanitari a Gaza

A dare la notizia il quotidiano arabo Al Jazeera, che racconta come delle 176 persone trasportate all’ospedale 142 avesse lesioni da armi da fuoco e 34 ferite dovute alla fuga. Mohammed Salha ha inoltre affermato che le vittime sono state trasportate in un’altra struttura sanitaria e che quindi non è possibile al momento conoscerne la causa della morte. Il governo di Gaza sostiene che l’esercito israeliano abbia sparato sulla folla uccidendo un centinaio di persone, mentre Israele ha affermato che siano morte schiacciate dalla calca.

L’incontro al Cairo

Le delegazioni israeliane e di Hamas sono attese domenica nella capitale egiziana per dei nuovi negoziati. L’obiettivo è raggiungere una tregua e un accordo per lo scambio di prigionieri israeliani e palestinesi. I tentativi di mediazione sono stati messi a dura prova dall’attacco al convoglio di aiuti nella città di Gaza, giovedì scorso, e dai rapporti di Hamas secondo cui sette prigionieri israeliani sarebbero stati uccisi dai bombardamenti dell’IDF. Il quotidiano libanese Al Akbhar riporta, citando fonti egiziane, che Tel Aviv porterà al Cairo una lista di prigionieri palestinesi che afferma di non voler liberare nell’ambito di alcun accordo.

Un cessate il fuoco entro l’inizio del Ramadan

Il presidente americano Joe Biden ha dichiarato di sperare di vedere un accordo per un cessate il fuoco in tempo per l’inizio del Ramadan, previsto per il 10 o 11 marzo, ma ha anche ammesso che “potremmo non arrivarci“. Una fonte vicina ai colloqui ha riferito all’agenzia di stampa Reuters che l’accordo proposto prevedrebbe una pausa di 40 giorni nel conflitto a partire dall’inizio del mese sacro del digiuno e un aumento del flusso di aiuti umanitari nella Striscia. La trattativa dovrebbe anche comprendere un accordo per il rilascio degli ostaggi palestinesi in cambio di prigionieri israeliani, in un possibile rapporto di 10 a 1.