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Giallo Ponza forse vicino a una svolta, spunta testimone oculare

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Roma, 3 gen. (askanews) - Alcune trasmissioni come le Iene e Storie italiane hanno dato un'eco mediatica nazionale al giallo di Ponza, ovvero il caso del campione di kickboxing Gianmarco Pozzi, romano di 28 anni, trovato morto in circostanze misteriose sull'isola il 9 agosto 2020. "Ma dov'è casc...

Roma, 3 gen. (askanews) – Alcune trasmissioni come le Iene e Storie italiane hanno dato un’eco mediatica nazionale al giallo di Ponza, ovvero il caso del campione di kickboxing Gianmarco Pozzi, romano di 28 anni, trovato morto in circostanze misteriose sull’isola il 9 agosto 2020.

“Ma dov’è cascato, fra un muro e l’altro? Ce l’hanno buttato”, dice la sorella Martina, in un video registrato sull’isola il giorno dopo la morte del fratello.

A quasi 17 mesi da quel drammatico ritrovamento la testimonianza di una donna potrebbe portare a una svolta. Ce lo ha raccontato il papà di Gimmy, Paolo, che ogni giorno lotta per avere verità e giustizia per suo figlio:

“Questa donna racconta a una persona che mi attenziona da circa 6 mesi e mezzo con 27 mail e 104 whatsapp, racconta di aver visto una carriola coperta da un telo con due gambe che uscivano dalla carriola e dentro il cancelletto famoso del campo dove viene ritrovato mio figlio fanno un percorso e dopo di che lo trascinano dai piedi fino a buttarlo dentro all’intercapedine”.

L’informazione gli è arrivata da una persona di Ponza, che è amico della testimone oculare. A settembre, visto che nessuno si muoveva, Paolo decide di fare qualcosa:

“Sono andato in procura e ho comunicato, ho dato il telefono mio, hanno visto i 104 whatsapp e le 27 mail abbiamo preso una pennetta e li abbiamo depositati. Dopo di che sappiamo che lui è stato convocato dalla procura di Cassino, dopo di che non so più nulla, perché a noi non dicono nulla”.

“Come l’hanno trovato, chi se n’è accorto?”, chiede Martina, la sorella, al proprietario del terreno dove è stato trovato il corpo senza vita del fratello. “Ho sentito un botta pesante, ma non immaginavo fosse una persona, capito”, risponde l’uomo.

Purtroppo, come noto, sul corpo del ragazzo, nel frattempo cremato, non è stata effettuata alcuna autopsia. Nessuno inoltre ha sequestrato l’area del ritrovamento del cadavere, né l’abitazione dove Gimmy soggiornava con i tre coinquilini. L’avvocato della famiglia Pozzi, Fabrizio Gallo:

“Se confermato e soprattutto se la signora ha il coraggio, dato che ha molta paura, visto che l’isola di Ponza è un’isola molto particolare, di dichiarare queste cose, per noi si chiuderebbe il caso a questo punto e si andrebbero a ritrovare i responsabili che hanno commesso questo fatto perché la signora potrebbe quanto meno descrivere le corporature dei soggetti che stavano accompagnando il corpo in questa carriola”.

La perizia di parte del “Professore”, Vittorio Fineschi, docente ordinario di medicina legale dell’Università La Sapienza di Roma e consulente del caso Cucchi, firmata nel gennaio 2021, ha dimostrato che il giovane è stato massacrato di botte e che quindi si tratta di omicidio, probabilmente maturato all’interno di un contesto di droga.

“La prova è la consulenza di un illustre professore che ci dice che è assolutamente un omicidio, quindi è stata opera di terzi, quella risultanza di quel corpo, ma soprattutto delle grandi e multiple ferite, che il ragazzo ha sul suo corpo”, spiega ancora l’avvocato Gallo.

“Lui ha smontato passo passo la perizia della dottoressa che aveva effettuato l’ispezione cadaverica che ad oggi io non l’avevo mai sentita, pensavo che a mio figlio avessero fatto l’autopsia, invece hanno fatto l’ispezione cadaverica che mi dicono che è nulla rispetto a quello che ha fatto il professore che analizzando tutte quelle foto conclama che è stato malmenato e poi è stato buttato lì, ma non c’era più lui”, ha ricordato il papà di Gimmy “Strong”.

Servizio di

Stefania Cuccato

Montaggio

Alessandra Franco

Immagini askanews e famiglia Pozzi