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Hotel Campo dei Fiori: a Varese il gioiello di Sommaruga

Grand Hotel Campo dei Fiori

Un gioiello del Liberty italiano versa in stato di abbandono, ma grazie alle tesi di alcuni studenti e a un'azienda tessile potrebbe tornare alla vita

Dopo quasi cinquanta anni di inattività, un capolavoro dell’architettura novecentesca quale è il Grand Hotel Campo dei Fiori si avvia a rinascere grazie ai progetti di alcuni studenti del politecnico di Milano. La struttura è stata costruita a Varese tra il 1910 e il 1912 dal celebre architetto Giuseppe Sommaruga, uno dei maggiori interpreti italiani dello stile Liberty.

Sommaruga molto attivo a Varese

Allo stesso architetto dobbiamo la costruzione di un secondo hotel gemello, sempre a Varese, il Palace Hotel. Struttura che è però ad oggi ancora aperta e funzionante, e che con dei nuovi lavori di restauro sta per dotarsi anche di un centro benessere. A Sommaruga dobbiamo anche il progetto della Stazione di Ghirla, oggi stazione dei pullman, ma una volta stazione ferroviaria posta lungo il collegamento della Valganna, che metteva in collegamento Varese e Luino, anch’essa in stile liberty.

La chiusura

L’albergo è stato abbandonato in seguito alla chiusura del ramo della funicolare di Campo dei Fiori che nel 1958, assieme all’altro ramo della funicolare – quello del Sacro Monte – fece la sua ultima corsa.
Una scelta obbligata, dato il calo nel numero dei visitatori, che in quegli anni di boom economico cominciavano ad allontanarsi di più dalla città per trascorrere le proprie vacanze al mare. Un calo che portò a chiusura l’Hotel nel giro di 10 anni: l’ultimo ospite a varcare la soglia del bellissimo edificio lo ha fatto nell’ormai lontano 1968.

Edificio che oggi troviamo avvolto in una selva di antenne, che si sono accumulate sulle sue strutture nel corso degli anni, ma che nonostante questo si è dimostrato in grado di attirare un alto numero di visitatori. Infatti in molti non si sono lasciati sfuggire la possibilità di visitare le strutture in visite guidate organizzate dal Fondo Ambiente Italiano, che ha registrato un tutto esaurito per le giornate di parziale riapertura organizzate nel corso del 2017.

Una nuova speranza

E mentre la linea del Sacro Monte è stata riaperta nel 2000, quella di Campo dei Fiori è in attesa di poter essere riattivata. Un’opera che necessita di un progetto sostenibile, e che dovrebbe riguardare il tentativo di ricreare tutto l’indotto del turismo su cui la città di Varese sta decidendo di puntare, tornando così a sfruttare la sua vocazione turistica. Vocazione che può far valere in quanto città posta alla base della regione dei laghi italiana, e facilmente raggiungibile dagli aeroporti lombardi.

Una zona che negli ultimi anni sta vivendo una seconda rinascita; infatti, le tensioni politiche che si registrano in zone del mondo fino a poco tempo fa meta preferita per il turismo occidentale – quali il nord Africa e il sud dell’Asia – a causa dell’aggravarsi delle tensioni sociali che si manifestano vengono sempre meno scelte come meta delle vacanze, deviando in questo modo buona parte dei flussi turistici verso il belpaese. Che vede infatti i numeri del comparto in costante crescita negli ultimi anni.

Il nuovo progetto per Campo dei Fiori

In questo contesto si inserisce il progetto avviato su un’idea di alcuni studenti del Politecnico, che con due tesi, una in architettura – di Marco Colnago e Cristina Monsei – e una in ingegneria di Alice Di Simone e Michele Monhurel, che hanno dimostrato la solidità delle strutture dell’edificio, e ideato un piano di rimessa in attività incrementale.
Quindi un recupero progressivo delle strutture, in un progetto che è piaciuto molto alla Brunello Spa, una azienda tessile storica che ha deciso di crederci, e che punta ad accoppiare il Grand Hotel e il Palace. Offrendo con la prima una struttura più dedicata agli ospiti in città per motivi di lavoro, e con la seconda un luogo più dedicato al relax e al turismo.
Possiamo quindi augurarci che il progetto abbia fortuna, e che riesca a restituire alla città un gioiello architettonico, che versa al momento, purtroppo, in stato d’abbandono