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Il 39% italiani vuole pistola facile. Salvini: nuova legge

pistola

Il Censis rivela che ben il 39% degli italiani vorrebbe criteri meno rigidi per acquistare e possedere un'arma. Salvini annuncia una nuova legge.

Matteo Salvini su Twitter annuncia una “nuova legge che permetta la legittima difesa delle persone perbene nelle proprie case”. Il ministro dell’Interno si fa forte degli ultimi dati pubblicati dal Censis nel primo “Rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia”, realizzato con Federsicurezza e presentato oggi a Roma. In base alle ultime rilevazioni, infatti, ben il 39 per cento degli italiani è favorevole alla “pistola facile“, ovvero all’introduzione di criteri meno rigidi per il possesso di un’arma da fuoco per la difesa personale.

Pistola facile, i dati Censis

I reati sono in calo ma crescono paure e insicurezze, tanto che una buona fetta della popolazione vorrebbe poter possedere con più facilità (e probabilmente meno costi) un’arma per una sicurezza “fai da te”. Questa mattina, infatti, è stato presentato a Roma dal Censis il primo “Rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia”. I dati confermano il trend delle ultime elezioni, sia politiche che amministrative, che ha visto il boom della Lega di Matteo Salvini.

Il rapporto del Censis, infatti, rivela che ben il 39% degli italiani è favorevole all’introduzione di criteri meno rigidi per il possesso di un’arma da fuoco per la difesa personale. L’Istituto, in un comunicato stampa, specifica che questo dato è in netto aumento rispetto al 26 per cento rilevato nel 2015. A volere la “pistola facile” sono soprattutto le persone meno istruite (il 51 per cento tra chi ha al massimo la licenza media) e gli anziani (il 41 per cento degli over 65 anni).

Non a caso, nel 2017 le licenze per porto d’armi sono in aumento del 13,8 per cento. Considerando tutte le diverse tipologie (dall’uso caccia alla difesa personale), lo scorso anno si contavano invece nel nostro Paese 1.398.920 licenze per porto d’armi, con un incremento del 20,5 per cento sul 2016. La crescita più forte si è avuta per le licenze per il tiro a volo (sono quasi 585.000, pari ad un più 21,1 per cento in un anno). Ciò non è dipeso da una crescita improvvisa per questo sport olimpico ma solo perché questo tipo di licenze sono più facili da ottenere. Il Censis informa quindi che oggi complessivamente c’è un’arma da fuoco nelle case di quasi 4,5 milioni di italiani (di cui 700.000 con minori).

Nuova legge legittima difesa

Appena pubblicato il rapporto, Matteo Salvini annuncia subito su Twitter che priorità del suo governo è quello di far approvare “una nuova legge che permetta la legittima difesa delle persone perbene nelle proprie case”. Ciò che non dice il ministro dell’Interno, però, è che nel 2017 in Italia sono stati denunciati complessivamente 2.232.552 reati, diminuiti del 10,2 per cento rispetto all’anno precedente.

In particolare, viene evidenziato sempre nel rapporto del Censis, gli omicidi si riducono dai 611 del 2008 ai 343 dell’ultimo anno (meno 43,9 per cento), le rapine passano da 45.857 a 28.612 (meno 37,6 per cento) e i furti scendono da quasi 1,4 milioni a poco meno di 1,2 milioni (meno 13,9 per cento).

Meno reati più paure

Ad aumentare però sono le paure, soprattutto a causa della concentrazione dei reati in alcune zone d’Italia. In sole quattro province italiane, dove vive il 21,4 per cento della popolazione, si consuma infatti ben il 30 per cento dei reati. Capitale del crimine è Milano, al primo posto con 237.365 reati commessi nel 2016 (il 9,5 per cento del totale), poi Roma (con 228.856 crimini, il 9,2 per cento), Torino (136.384, pari al 5,5 per cento) e Napoli (136.043, pari al 5,5 per cento). Anche considerando l’incidenza del numero dei reati in rapporto alla popolazione, Milano resta in vetta alla classifica, con 7,4 reati denunciati ogni 100 abitanti, seguita da Rimini (7,2), Bologna (6,6), Torino e Prato (entrambe con 6 reati ogni 100 abitanti).

Ecco perché il 31,9 per cento delle famiglie italiane percepisce il rischio di criminalità nella zona in cui vive. Ad avere una sensazione di insicurezza maggiore sono le persone che abitano al Centro (35,9 per cento) e al Nord-Ovest (33 per cento), ma soprattutto nelle aree metropolitane (50,8 per cento), dove si sente insicuro un cittadino su due.

Il 21,5 per cento degli italiani, inoltre, continua a ritenere la criminalità un problema grave per il Paese, al quarto posto dopo la mancanza di lavoro, l’evasione fiscale e le tasse eccessive. Come spesso accade, la fascia di popolazione più penalizzata è quella con i redditi bassi. Per chi vive infatti in contesti disagiati e ha minori possibilità di utilizzare risorse economiche personali per l’autodifesa, la criminalità diventa il secondo problema più grave dell’Italia (segnalato dal 27,1 per cento), dopo la mancanza di lavoro.

L’autodifesa casalinga

Non a caso il 92,5 per cento degli italiani adotta almeno un accorgimento per difendersi da ladri e rapinatori. Il Censis rivela infatti che il sistema più utilizzato è la porta blindata, che protegge dalle intrusioni le case di oltre 33 milioni di italiani (il 66,3 per cento della popolazione adulta). Ben 21 milioni di cittadini (il 42 per cento) si è invece dotato di un sistema d’allarme.

Più di 17 milioni (il 33,5 per cento) hanno montato inferriate a porte e finestre, quasi 16 milioni (il 31,3 per cento) hanno optato per vetri e infissi blindati, più di 15 milioni (il 30,7 per cento) hanno installato una telecamera mentre poco meno di 10 milioni (il 19,4 per cento) hanno comprato una cassaforte per custodire i propri beni. Per 15 milioni di italiani (il 29 per cento) il sistema di lasciare le luci accese quando si esce di casa è sempre valido.