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Il summit al Cairo per la pace in Medio Oriente si è concluso con un nulla di fatto

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Il summit di pace del Cairo si conclude senza una dichiarazione congiunta, svelando le differenze sulla guerra a Gaza

I leader mondiali si sono incontrati al Cairo per parlare di una possibile de-escalation di violenza nella Striscia di Gaza. Dopo ore di confronto, tuttavia, si sono mostrati ancora profondamente divisi.

Nulla di fatto al summit per la pace al Cairo

Il vertice di pace in Egitto è stato funestato da trasferimenti forzati e avvertimenti sull’espansione del conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. Gli interventi hanno rivelato la disparità di posizioni nei confronti della guerra e l’incontro si è concluso con l’assenza di un accordo tra i leader e i funzionari su una dichiarazione congiunta.

Le richieste dell’Europa

I capi di Stato europei hanno chiesto l’apertura di un corridoio sicuro per garantire la consegna degli aiuti. I leader arabi, invece, si sono concentrati sul rifiuto dell’esodo dei palestinesi e sulla richiesta di una cessazione immediata della guerra. In particolare, la presidenza egiziana ha dichiarato che non risparmierà alcuno sforzo nel continuare a lavorare con tutti i partner per raggiungere gli obiettivi che hanno richiesto l’organizzazione del summit, indipendentemente dalle difficoltà o dalla durata del conflitto.

La posizione dell’Egitto

Con la convocazione di questo vertice, l’Egitto ha cercato di costruire un consenso internazionale che trascenda culture, razze, religioni e posizioni politiche, dando priorità al flusso di aiuti umanitari e di soccorso. Il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi ha dichiarato che manterrà sempre la sua ferma posizione a sostegno dei diritti dei palestinesi, credendo nella pace come opzione strategica e irreversibile, fino a quando non sarà realizzata la visione di una soluzione a due Stati, con palestinesi e israeliani che vivono fianco a fianco.

L’impegno umanitario congiunto

Al-Sisi ha invitato i partecipanti a concordare una tabella di marcia per porre fine all’attuale tragedia umanitaria e riprendere il cammino della pace. Ha spiegato, quindi, che la roadmap dovrebbe iniziare con la garanzia di un flusso completo, sicuro, libero e sostenibile di aiuti umanitari e di soccorso alla popolazione di Gaza, seguito immediatamente da negoziati per raggiungere il cessate il fuoco. Ha, infine, indicato la necessità colloqui per rilanciare il processo di pace e stabilire uno Stato palestinese indipendente basato sulle risoluzioni della legittimità internazionale.