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Incendio Milano, la testimonianza del custode: “La luce dell’appartamento al 15esimo piano era staccata"

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Il custode del palazzo distrutti dall’incendio di via Antonini, a Milano, ha rilasciato una testimonianza che mette in dubbio l’ipotesi del cortocircuito.

Procedono le indagini relative all’incendio che ha distrutto il grattacielo milanese di via Antonini. Circa le cause che hanno provocato il rogo, si è espresso il custode del palazzo che ha rilasciato alcune dichiarazioni sulle condizioni dell’appartamento andato per primo in fiamme.

Incendio Milano, la testimonianza del custode: “La luce era staccata”

Per quanto concerne l’incendio segnalato in via Antonini, a Milano, nel tardo pomeriggio di domenica 29 agosto, l’ipotesimaggiormente accreditata dagli inquirenti al momento è quella di un cortocircuito avvenuto nell’appartamento al 15esimo piano della struttura dal quale si è originato il rogo.

A proposito dell’appartamento culla della tragedia, è intervenuto il custode del grattacielo: l’uomo ha spiegato che la corrente dell’abitazione “era stata staccata”, probabilmente dal proprietario prima di allontanarsi per le vacanze.

La testimonianza rilasciata dal custode agli investigatori si inserisce nel contesto di un racconto più ampio. L’uomo, infatti, ha riferito di essere entrato nell’appartamento al 15esimo piano cinque giorni prima dell’incendio per innaffiare le piante. Una simile circostanza, quindi, porta le forze dell’ordine a dover effettuare nuovi controlli.

Incendio Milano, la testimonianza del custode: appartamento al 15esimo piano

In relazione alla testimonianza fornita dal custode, l’uomo ha dichiarato di aver provato ad accendere la luce, dopo essere entrato nell’appartamento, ma la corrente era stata scollegata. L’abitazione era occupata da un solo inquilino che, appreso del rogo, ha deciso di non rientrare nel capoluogo lombardo.

A ogni modo, la consapevolezza che la corrente dell’appartamento fosse staccata al momento dell’incendio getta seri dubbi sulla validità dell’ipotesi del cortocircuito o su quella di un malfunzionamento dell’impianto collegato alla corrente elettrica. È possibile, tuttavia, che il proprietario abbia escluso dal blocco della corrente alcuni elettrodomestici oppure che si sia, in realtà, trattato di autocombustione di batterie o simili.

Incendio Milano, la testimonianza del custode: l’inchiesta

L’inchiesta aperta sull’incendio di Milano, che ha distrutto il palazzo al civico 32 di via Antonini, è stata affidata anche al pm Marina Petruzzella, afferente al dipartimento coordinato dall’aggiunto Tiziana Siciliano. L’obiettivo principale delle forze dell’ordine consiste nel verificare concretamente se le fiamme e il fumo inizialmente avvistati in corrispondenza del balcone dell’appartamento al 15esimo piano si siano effettivamente originate all’interno della medesima abitazione. Per questo motivo, dunque, gli investigatori di vigili del fuoco hanno effettuato un nuovosopralluogo.

Intanto, la Procura ha ricevuto la prima relazione stilata dalla polizia locale, che si è recata sul luogo della tragedia nel pomeriggio di domenica 29.

Inoltre, il procuratore Tiziana Siciliano, che gestisce il dipartimento specializzato in reati ambientali e lavoro, ha aperto un fascicolo per disastro colposo ma non sono stati indicati indagati. Il procuratore ha anche ricevuto i piani di manutenzione del grattacielo e li esaminerà nei prossimi giorni.

La Procura, infine, attende che siano consegnati anche i documenti che riguardano la progettazione e la creazione dell’edificio.