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Infermiera morta in un incidente, il collega: "Aveva fatto una settimana pesante"

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Una mattina, due pomeriggi e due notti di fila: arrivava da una settimana debilitante l'infermiera morta in un incidente in provincia di Brindisi.

Insorgono i sindacati per la morte di Sara Sorge, l’infermiera deceduta in uno schianto a bordo della sua auto, in provincia di Brindisi. Amici e familiari non si danno pace e sono travolti dal dolore e dalla rabbia per la tragica e ingiusta perdita. A commentare il drammatico episodio è un collega della vittima, il quale ha ricordato la settimana impegnativa che Sara aveva affrontato.

Infermiera morta in un incidente, lo sfogo di un collega

Erano da poco passate le 6 del mattino e aveva da poco concluso il suo secondo turno di notte quando si è messa in auto. Da solo 20 giorni Sara aveva iniziato a lavorare nella clinica di riabilitazione Fondazione San Raffaele a Ceglie Messapica (Brindisi), dopo aver studiato all’università di Tor Vergata, a Roma. A bordo della sua auto avrebbe dovuto raggiungere casa, dopo il turno di lavoro. Tuttavia, a San Vito dei Normanni la 27enne non ha più fatto ritorno. La giovane infermiera è morta in un incidente stradale, schiantandosi contro un albero a bordo strada.

Un collega di Sara, intervistato dal Quotidiano Nazionale, ha dichiarato: Aveva fatto una settimana pesante, sono andato a controllare: mattina, pomeriggio, pomeriggio, notte e notte. Sì, era stata di turno per due notti di fila. Per noi vuol dire essere in servizio fino alle sei del mattino”.

I colleghi di Sara denunciano il sovraccarico di lavoro

I colleghi della vittima hanno indetto uno sciopero fissato per i primi di marzo. I colleghi, inoltre, hanno organizzato “un’assemblea sindacale per discutere proprio dei sovraccarichi di lavoro. Abbiamo cominciato a denunciarli un anno e mezzo. Se Sara si lamentava? Non lo so, non lo posso dire. Immagino sia difficile, se non hai ancora esperienza fai fatica a distinguere. Dovrebbero essere i responsabili a pensarci. Invece, e questo è davvero deludente, oggi tra i colleghi c’è anche chi si è lamentato perché tutta Italia ha saputo di queste criticità, l’atteggiamento era quasi infastidito”.

Il collega della vittima, inoltre, ha sottolineato: “Non è solo la storia di Sara, è quello che sta accadendo in tutta Italia in questo momento. Qualcuno ha osservato, lei tacitamente aveva deciso che le due notti di fila potevano andare bene, non si è rifiutata. Ma non stava a lei decidere se i carichi di lavoro sono eccessivi”.