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Inps, adeguamento pensioni è rischiosissimo: costa 141 miliardi

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Il Presidente dell'Inps ha spiegato che modificare il meccanismo dell'adeguamento delle pensioni sarebbe rischioso e comporterebbe un costo di 141 miliardi

Secondo quanto affermato dal Presidente dell’Inps, Tito Boeri, modificare il meccanismo dell’adeguamento delle pensioni sarebbe un procedimento molto rischioso, in quanto comporterebbe un costo per lo Stato di circa 141 miliardi di euro.

Boeri: “Il meccanismo di adeguamento delle pensioni è rischiosissimo”

Cambiare il meccanismo dell’adeguamento delle pensioni è qualcosa di molto rischioso. Ad affermarlo è stato il Presidente dell’Inps, Tito Boeri, il quale ha dichiarato: “E’ pericolosissimo toccare il meccanismo dell’adeguamento delle pensioni alle aspettative di vita”.

Lo stesso Boeri ha poi sottolineato come questa operazione avrebbe un costo per lo Stato di circa 141 miliardi di euro. E poi successivamente ha aggiunto: “Se uno percepisce la pensione più a lungo perché si vive più a lungo, è giusto anche che contribuisca più a lungo al sistema, altrimenti il sistema non riesce a reggere”.

La risposta di Boeri alla richiesta della Ragioneria Generale dello Stato

Il Presidente dell’Inps è intervenuto al Gr Rai e ha parlato del tema delle pensioni dopo l’intervento da parte della Ragioneria Generale dello Stato, che ha ribadito la necessità di non modificare quel meccanismo che nel 2019 porterebbe l’età della pensione a 67 anni, che equivale a cinque mesi in più rispetto ad ora.

Boeri ha spiegato: “Le generazioni che hanno già vissuto questo adeguamento, per esempio con l’aumento dell’età pensionabile di quattro mesi nel 2016, o prima ancora, di tre mesi nel 2013, direbbero: ma perché noi abbiamo dovuto pagare? E poi, guardando ancora più in avanti, avremmo un ulteriore aggravio di spesa pensionistica che noi stimiamo in 141 miliardi di euro”.

Il numero uno dell’Inps ha infine concluso il suo intervento: “Inoltre le pensioni sarebbero più basse, quindi questo stop all’aumento progressivo dell’età pensionabile non è neanche nell’interesse dei lavoratori più deboli. Perché se possono andare in pensione prima, sappiamo che saranno i datori di lavoro stessi a spingerli a ritirarsi prima, e a quel punto uscirebbero con delle pensioni più basse, perché col sistema contributivo più si lavora, più i trattamenti aumentano”.

La richiesta della Ragioneria Generale dello Stato

La Ragioneria Generale dello Stato ha richiesto che non scatti l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni previsto per il 2019. E lo ha fatto attraverso il Report sulle Pensioni: “Il processo di elevamento dei requisiti minimi e il relativo meccanismo di adeguamento automatico» sulle pensioni sono «dei fondamentali parametri di valutazione dei sistemi pensionistici specie per i paesi con alto debito pubblico come l’Italia”.

E inoltre si può leggere: “Ciò non solo perché la previsione di requisiti minimi, come quelli sull’età, è condizione irrinunciabile per la sostenibilità, ma anche perché costituisce la misura più efficace per sostenere il livello delle prestazioni”.