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Iran, torna operativa la polizia religiosa

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Dopo la morte di Mahsa Amini e le proteste durate 10 mesi, in Iran torna la polizia religiosa.

In Iran riprenderanno i pattugliamenti della polizia religiosa dopo 10 mesi: il loro compito è di far rispettare le leggi sulla morale pubblica.

In Iran ritorna operativa la polizia religiosa

L’Iran ha annunciato che la polizia religiosa riprenderà con i pattugliamenti, e tornerà a costringere le donne iraniane a indossare il velo, oltre che a far rispettare le altre leggi sulla morale pubblica. Sarà la prima volta negli ultimi dieci mesi, dopo le proteste per la morte di Mahsa Amini, a seguito delle quali la polizia religiosa era stata in gran parte ritirata dalle strade.

Ad annunciarlo è stato Saeed Montazer al Mahdi, il portavoce della polizia, che ha detto che:

«A partire da oggi, la polizia non avrà altra scelta che intraprendere le vie legali con le persone incuranti delle norme sull’abbigliamento e che continuano a violarle […]. In caso di rifiuto ad ascoltare la polizia, le donne saranno mandate a processo».

La storia della polizia religiosa in Iran

La polizia religiosa iraniana fu istituita ufficialmente nel 2005 e messa sotto il controllo del ministero della Cultura che nel regime iraniano ha soprattutto il compito di proteggere l’etica e i valori del Paese, molto spesso attraverso un’estesa censura.

Le pattuglie sono solitamente composte da sei persone, di cui quattro uomini e due donne vestite con il chador, un mantello “integrale” che copre tutto, dalla testa ai piedi. La loro attenzione si concentra principalmente sulle donne, e sul corretto impiego dello hijab, il velo, che secondo la legge iraniana, deve coprire tutti i capelli.