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Israele respinge gli appelli di cessate il fuoco

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Il Governo di Israele rifiuta l'idea di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, mentre gli alleati occidentali chiedono una pausa umanitaria

La crescente angoscia internazionale per le condizioni di 2,3 milioni di persone intrappolate sotto i pesanti attacchi aerei nella Striscia di Gaza, ha portato le principali potenze a chiedere a Israele un cessate il fuoco per far entrare gli aiuti e far uscire gli ostaggi detenuti dai militanti di Hamas.

L’appello per il cessate il fuoco

Il dibattito sulla tregua umanitaria ha aperto la prima spaccatura pubblica tra Israele e gli alleati occidentali, tra cui gli Stati Uniti, l’Unione Europea, il Regno Unito e altri membri del G7 come il Giappone. Il Ministro degli Esteri giapponese Yoko Kamikawa ha dichiarato che sono in corso sforzi bilaterali per sollecitare Israele a concedere una qualche tregua. “Accolgo con favore il crescente consenso globale per una pausa umanitaria nel conflitto. Ribadisco il mio appello per un cessate il fuoco umanitario, per il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e per la consegna di forniture salvavita nella misura necessaria” le parole del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Il coro di appelli di pace ha fatto seguito a giorni di intensa diplomazia presso la sede ONU a New York e a Bruxelles. Qui si è arrivati ad un compromesso tra coloro, come la Spagna, che volevano spingere Israele a chiedere un cessate il fuoco e coloro che sostenevano che il diritto del Paese all’autodifesa fosse prioritario.

La risposta di Israele

Il Governo di Netanyahu ha affermato che, dal 7 ottobre, Hamas ha ucciso circa 1.400 persone, compresi i bambini, e ha preso più di 200 ostaggi. Il Ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, ha dichiarato invece che 7.326 palestinesi sono morti in attacchi aerei di rappresaglia, tra cui circa 3mila bambini. Il problema più grave ora è la scarsità delle scorte di cibo, acqua, carburante e medicine nella striscia, lunga 40 km. “Israele si oppone a una pausa umanitaria o a un cessate il fuoco in questo momento” ha dichiarato venerdì Lior Haiat, portavoce del Ministero degli Esteri israeliano. Per il momento una tregua dalle ostilità sembra lontana, dato che venerdì Israele ha intensificato le operazioni di terra e di aria.

Il corridoio umanitario

Le discussioni guidate dagli Stati Uniti tra Egitto, Israele e Nazioni Unite per migliorare l’accesso degli aiuti attraverso il valico di frontiera di Rafah sono attualmente l’obiettivo principale. L’accordo su questi punti potrebbe portare ad un focus sulla riduzione della violenza nel sud di Gaza, per consentire l’ingresso degli aiuti. Secondo le stime dell’ONU, negli ultimi giorni sono entrati nell’enclave circa 12 camion al giorno, rispetto ai 500 al giorno di prima del conflitto. Israele, tuttavia, sostiene che ogni tregua dai combattimenti vada a vantaggio di Hamas.