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La stretta sul denaro non piace al governo, ma la sindrome dell’accerchiamento non salva il Paese

La Bce mette in guardia su guerra e crisi economica

La Bce ha alzato i tassi di interesse, ma cosa significa questo per le famiglie e cosa c'entra tutto questo con l'inflazione?

Giovedì scorso la BCE ha alzato i tassi di interesse di 50 punti base portandoli al 3%, preannunciando altre strette della liquidità almeno fino a quando l’inflazione non tornerà al tasso di riferimento del 2%. Per l’Italia, non è una bella notizia: ogni debito costerà di più, sia per le famiglie e le imprese, sia per il governo e il debito pubblico. Ma al contrario di quanto è accaduto finora, i rapporti tra il nuovo governo di centrodestra e le autorità monetarie sembrano aver fatto un salto di qualità: nella forma, ma soprattutto nella sostanza, come ha confermato domenica lo stesso Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco al Meeting del Forex.

Nel mondo dei banchieri centrali le parole contano, e i toni di Visco sulle misure finora attuate dal governo Meloni contro la crisi sono sembrati non solo di approvazione, ma quasi un’apertura di credito sulle prossime mosse che attendono l’esecutivo: “l’Italia, ha detto Visco, è in grado di sostenere l’impatto dei rialzi del costo del denaro”. Quello che conta, però, “è il rispetto dei ruoli e della reciproca indipendenza tra Stato e Banca Centrale”. Un riferimento chiaro, questo, alle intemperanze (inutili) di alcuni ministri ed esponenti della maggioranza nei confronti dell’operato della Banca d’Italia e delle misure anti.inflazione varate dalla BCE. Come dire: la sindrome dell’accerchiamento che pervade ancora una buona parte della maggioranza di centrodestra non giova al Paese e porta solo a pessime figure, sia con le istituzioni monetarie che con la Commissione europea.

Ma Visco non è stato l’unico banchiere centrale a esprimersi positivamente sull’azione del governo Meloni. Fabio Panetta, ex dg della Banca d’Italia e attualmente membro dell’Executive Board Committee della BCE (è l’organo esecutivo di politica monetaria dell’Eurozona) ha liquidato in modo perentorio i dubbi della stampa tedesca sulla capacità del governo italiano di fronteggiare la sfida dei tassi e della crisi: “la politica fiscale dell’Italia – ha spiegato Panetta in un’intervista appena rilasciata al quotidiano Handelsblatt – è rimasta prudente. L’aumento dei tassi di interesse era già stato preso in considerazione nel piano di bilancio e le attuali condizioni di mercato sono anche più favorevoli di quelle previste nella legge di bilancio”.

In ogni caso, non possono esistere pasti gratis per tutti. Sia per Panetta sia per Visco, è bene dare un taglio agli sconti sulle accise e ai regali in bolletta: non solo favoriscono chi non ne avrebbe bisogno, mz l’interazione tra politiche monetarie restrittive e politiche fiscali ultra-espansive per proteggere i consumatori e il loro potere d’acquisto, rischia di innescare una spirale disastrosa per la ripresa stessa dell’economia reale. Rivedere l’intera politica degli aiuti pubblici è insomma urgente e necessario, per quanto insidioso e difficile per il governo di centrodestra: arginare le spinte populistiche sarà il vero test per la credibilità della nuova maggioranza.
Il governo italiano, come ogni altro governo europeo, dovrà passare necessariamente a un sostegno mirato basato sul reddito dei cittadini più vulnerabili. Per un principio di equità, oltre che per evitare le oscillazioni indesiderate dell’inflazione.