> > Licenziato perché "noioso", vince la causa

Licenziato perché "noioso", vince la causa

Licenziato perché noioso, vince il procedimento

Licenziato perché "noioso", vince la causa e La Cassazione riconosce che la politica della società era da considerarsi "umiliante ed invadente"

Era stato licenziato perché “noioso”, ma ha fatto ricorso e vince la causa e in più l’azienda gli dovrà versare 3mila euro di risarcimento dopo un provvedimento illegittimo. Ad esprimersi la Suprema Corte con sede a Piazza Cavour a Roma per fatti risalgono al 2015. L’ex dipendente avrebbe avuto una “colpa”: quella di non accettare in più occasioni gli inviti dei colleghi a uscire insieme dopo il lavoro. 

Licenziato perché “noioso”, vince la causa

A parere della sua azienda però  quella condotta avrebbe portato a ravvisare gli estremi “per violazione della politica aziendale”. Neanche a dirlo, il licenziato ha impugnato il provvedimento ed ha fatto causa all’impresa. E per tabulas l’uomo ha dimostrato che non sussisteva quella “inadeguatezza professionale” secondo i suoi documenti di licenziamento. 

Cosa ha stabilito la Suprema Corte

La Suprema Corte di Cassazione è stata più chiara: il dipendente “aveva il diritto di rifiutarsi alle feste aziendali e alle uscite nei pub come tutela della sua vita privata”. E i giudici con la stola di ermellino hanno anche motivato che l’azienda avrebbe portato avanti “pratiche umilianti e invadenti in materia di privacy come obbligo di condividere il letto con i colleghi durante i seminari e uso di soprannomi dispregiativi tra dipendenti“.