> > Lo studio giapponese per prevedere i terremoti

Lo studio giapponese per prevedere i terremoti

terremoto

Un team di ricercatori nipponici spiega sulla rivista "Nature" che il ripetersi di scosse più deboli preannuncerebbe un sisma più violento.

Riuscire a capire quando un terremoto si scatena e di conseguenza avere la possibilità di salvare numerose vite umane. Potrebbe essere questa la rivoluzionaria scoperta di una ricerca condotta da un team di ricercatori giapponesi, che dopo aver analizzato un grande numero di scosse in diversi anni sarebbe giunto a un’interessante conclusione: il ripetersi di piccoli sismi potrebbe di fatto essere il segnale che anticipa l’arrivo di un terremoto più potente e violento. Per ottenere questo risultato, gli studiosi hanno considerato oltre 6000 scosse.

Studio giapponese per prevedere i terremoti

L’Italia, un Paese con diverse zone ad alto rischio sismico, lo sa bene: è difficile prevedere quando un terremoto potrà manifestarsi. Questo rende di conseguenza ancor più complicato effettuare quegli interventi che consentono di evitare danni a cose e soprattutto persone, visto che spesso i soccorsi avvengono in situazioni già tragiche.

Quanto sarebbe importante allora essere in grado di anticipare l’arrivo di una scossa? È questa la domanda alla base della ricerca di un gruppo di ricercatori giapponesi, che potrebbero essere vicini a una conclusione dall’importanza fondamentale.

Gli studiosi, guidati da Uchida Naoki, anche professore alla Tohoku University, hanno analizzato i dati raccolti da sismografi che guardano ai fenomeni localizzati sul territorio giapponese. Per l’esattezza, il team ha considerato una raccolta di oltre 6000 scosse di terremoto dal magnitudo 2.5 o superiore avvenute in un arco di tempo di 27 anni, dal 2004 al 2011.

Elaborando questi dati, i ricercatori hanno notato che il ripetersi di sismi di bassa intensità preannuncerebbe l’arrivo di scosse più violente. Se così fosse, ovviamente, lo studio sui terremoti, e di conseguenza la prevenzione di questi fenomeni, raggiungerebbero un importante punto di svolta.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Nature”, e parte da una nozione già conosciuta che spiega come i terremoti più deboli siano caratteristici delle aree attraversate da una dorsale oceanica. Dopo questa premessa arriva però la parte più rilevante della ricerca, che ipotizza che il susseguirsi proprio di quelle scosse che paiono meno rilevanti sarebbe il preavviso di un sisma molto più potente. Sebbene, come sottolineato in precedenza, il campione di scosse preso in considerazione sia piuttosto significativo, gli studiosi sperano che questo si applichi anche ad altre zone sismiche.

Non stupisce che il risultato sia stato raggiunto da ricercatori giapponesi, visto che “il Paese del Sol Levante” è storicamente una zona sismica, con i terremoti che hanno colpito il territorio nipponico a più riprese durante gli anni. L’ultimo episodio si è registrato a inizio aprile 2018, quando una scossa di magnitudo 6.1 ha colpito un’area occidentale del Giappone, a circa 800 chilometri da Tokyo.