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Long Covid, quali sono le categorie più a rischio secondo l’Ecdc?

L'Ecdc sta studiando approfonditamente il Long Covid

Gli studi sul Long Covid, ecco a che punto sono e quali sono le categorie più a rischio secondo l’Ecdc che li sta approfondendo in questi mesi

In ordine al Long Covid, quali sono le categorie più a rischio secondo l’Ecdc? Intervistato da Fanpage l’esperto Diamantis Plachouras fa il punto di una conoscenza che è progredita ma ancora parziale. Plachouras si occupa diresistenza antimicrobica e infezioni associate all’assistenza sanitaria dell’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. E l’esordio è netto: “Del Long Covid si sa ancora poco, studi sono ancora in corso ma ciò che è certo è che si tratta di una condizione che interessa un numero crescente di pazienti che hanno avuto l’infezione e che continuano ad avere alcuni sintomi anche dopo la guarigione”.

Long Covid, le categorie più a rischio

E ancora: “L’Ecdc sta monitorando le evidenze scientifiche, cliniche ed epidemiologiche dell’impatto del Long Covid. Quello che sappiamo finora è che il Long Covid è caratterizzato da una costellazione di sintomi, da blandi a persistenti fino a quelli più debilitanti che influenzano le abitudini quotidiane dei pazienti, la capacità delle persone di lavorare o di svolgere azioni semplici e comuni”. Poi il professore parla delle categorie più a rischio: “Molti studi mostrano che le donne, le persone con problemi di obesità e che abbiano sofferto di sintomi severi nella fase acuta dell’infezione hanno un rischio più alto di Long Covid. Ma anche coloro che hanno avuto sintomi lievi possono soffrire di Long Covid, anche i giovani. E siccome sono la maggior parte, complessivamente possiamo dire che molte delle persone che soffrono di Long Covid hanno avuto sintomi lievi dopo il contagio”.

Sintomi ed effetti sui bambini

E le caratteristiche della malattia sono davvero importanti: “Il Long Covid è caratterizzato dalla persistenza di sintomi. In genere parliamo di questa condizione quando i sintomi durano per più di tre mesi. L’affaticamento e la stanchezza sono i più comuni, ma ce ne sono anche altri registrati, come mal di testa, tosse, respiro corto e quella che viene definita nebbia cerebrale. A ciò si aggiungano anche i problemi di cuore e diabete”. In merito ai vaccini Plachouras ha spiegato che “molti studi, non tutti, ma la maggior parte di questi indicano che attualmente i vaccini riducono il rischio di Long Covid, oltre al rischio di infezione”. E sui bambini? “L’impatto sui bambini potrebbe essere davvero devastante. Ci sono studi iniziali che dimostrano come alcuni sintomi rilevati nella popolazione adulta, tra cui anche il diabete, vengano rilevati ugualmente nei pazienti più giovani, oltre a quelli più comuni come la stanchezza”.