Un percorso tortuoso: la manovra 2026 si muove tra correzioni, conti complicati e l’idea di una possibile tassa sull’oro che torna sul tavolo come soluzione tampone.
Nella manovra 2026 prende forma, tra sussurri politici, l’idea di una tassa sull’oro
In Senato è già iniziato il via vai, pile di emendamenti pronte forse qualche faccia tesa? I partiti si preparano a presentare modifiche alla manovra 2026, pur sapendo che lo spazio di manovra è ridotto effettivamente all’osso.
Nel governo guidato da Giorgia Meloni circola da giorni una proposta che sembra piacere ai fautori delle coperture rapide: una tassa sull’oro da investimento, definita “agevolata”, capace — sulla carta — di mettere insieme circa 2 miliardi.
La formula è semplice: chi decide di rivalutare il proprio oro entro il 30 giugno 2026 si vedrebbe applicare un’aliquota del 12,5%, invece dell’attuale 26%. Vale per lingotti, placchette, monete. Una misura studiata per essere inserita nelle modifiche parlamentari alla legge di bilancio… Con un’adesione stimata attorno al 10%, il gettito oscillerebbe tra 1,67 e 2,08 miliardi. Un respiro, anche se breve.
Secondo i proponenti, la misura faciliterebbe l’emersione e la circolazione dell’oro fisico, garantendo al tempo stesso un incremento del gettito. La norma riguarderebbe i contribuenti che, al 1° gennaio 2026, possiedono oro da investimento senza documentazione utile a provare il costo o il valore d’acquisto. Oggi, in assenza di quei documenti, la cessione comporta l’applicazione del 26% sull’intero valore, non sulla plusvalenza reale. Anche senza alcuna intenzione speculativa.
La modifica introdurrebbe una disciplina straordinaria e temporanea per riallineare il costo fiscale dell’oro privo di documentazione storica. Una finestra limitata. E molto politica?
Nel percorso della manovra 2026 il peso nascosto della tassa oro e dei lingotti privati
Resta la domanda che sembrerebbe circolare di più, quanta ricchezza aurifera è davvero nelle mani dei privati? Non ci sono dati ufficiali, solo stime che oscillano tra 4.500 e 5.000 tonnellate. Una massa impressionante almeno così sembrerebbe dai dati emersi con un valore che, calcolato sul prezzo attuale dell’oro — circa 111.000 euro al chilo — sfiora i 500-550 miliardi di euro.
All’interno di questo patrimonio, l’oro da investimento sarebbe compreso tra il 25% e il 30%. Pari a 1.200-1.500 tonnellate. Numeri che spiegano perché l’ipotesi della tassa continui a tornare sul tavolo ogni volta che mancano le coperture.
E così la manovra 2026 riparte da lì: dagli emendamenti che arrivano a pioggia, dai conti che cambiano ogni notte, e da quei lingotti chiusi nei cassetti che, volenti o nolenti, entrano di nuovo nel discorso pubblico. Una presenza silenziosa. Ma decisiva.