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Shay Mitchell lancia la skincare per bambini: le sue maschere viso accendono la polemica sui social

maschere viso bambini

Shay Mitchell e la skincare per bambini: un’idea tenera o un passo troppo avanti? La rete si infiamma.

Negli ultimi anni, il mondo della cura del viso ha varcato confini impensabili, arrivando persino tra le mani dei più piccoli. Le maschere viso per bambini, nate come versione “mini” dei rituali beauty degli adulti, stanno diventando un fenomeno in crescita, tra curiosità e perplessità. Dove finisce il divertimento e dove inizia il rischio di introdurre abitudini non necessarie? Il caso del brand Rini, lanciato dall’attrice Shay Mitchell, ha riacceso il dibattito su quanto sia giusto portare la skincare nel mondo dell’infanzia.

Maschere viso per i bambini: l’imitazione come primo passo dell’apprendimento

Fin dai primi mesi di vita, il cervello dei bambini si attiva attraverso l’imitazione. Già a sei mesi, i più piccoli iniziano a riprodurre suoni e movimenti osservati negli adulti, e con il passare del tempo questa capacità si affina fino a trasformarsi, intorno ai due o tre anni, in un comportamento complesso e consapevole. L’emulazione rappresenta quindi uno dei fondamenti dell’apprendimento infantile: è attraverso la ripetizione dei gesti di mamma e papà che i bambini costruiscono la propria comprensione del mondo.

Non stupisce dunque che molti di loro desiderino partecipare anche ai rituali quotidiani dei genitori, come la cura della pelle. Da questa osservazione nasce Rini, il marchio di skincare per bambini ideato dall’attrice Shay Mitchell insieme all’amica Esther Song.

L’obiettivo? Offrire prodotti delicati, privi di ingredienti dannosi, così che genitori e figli possano condividere momenti di gioco e benessere in tutta sicurezza. Maschere in tessuto, idratanti o doposole, tutte formulate per le pelli sensibili dei più piccoli, promettono un’esperienza divertente e “a misura di bambino”.

Maschere viso per i bambini (dai 3 anni in su): polemica sul brand di Mitchell

Nonostante le buone intenzioni, il debutto di Rini ha scatenato un acceso dibattito. Molti utenti hanno criticato l’idea di proporre una routine skincare a bambini di tre anni, temendo che questo tipo di prodotto possa normalizzare un approccio estetico precoce e trasformare il gioco in un’abitudine superflua.

Rini non è bellezza, è volontà di insegnare ai nostri figli che prendersi cura di sé può essere divertente, delicato e sicuro“, ha dichiarato Mitchell al momento del lancio.

Il confine tra il divertimento e la costruzione di standard estetici, però, secondo gli utenti è sottile: incoraggiare un approccio cosmetico in età prescolare può alimentare insicurezze e pressioni legate all’aspetto fisico.

Ruota tutto intorno al divertimento. Abbiamo usato termini come rassodare? Assolutamente no, queste non sono parole che usiamo con i bambini“, ha sottolineato Mitchell a Elle.

 

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